Anat Cohen & The Anzic Orchestra: Noir

Per l’intanto, la terribile ragazza dei Cohen, produce un CD che segna il suo debutto con un’intera orchestra jazz. E a differenza del fratello trombettista a cui non dispiace immergersi nella sperimentazione di una musica dagli aromi africani, Anat ha a cuore il Brasile, lo swing, il periodo d’oro delle big band: si muove cioè in un contesto tradizionale, ma non per questo meno ricco e spumeggiante.

E Noir, nonostante il richiamo del titolo a una stagione e a colori non proprio felici, ci presenta le effervescenze di una giovane artista che suona il clarinetto da far paura (“La Comparsa,” “Carnaval,” “River,” “Ingênuo”, “Cry Me a River”), si diletta col tenore - il caldo abbraccio di “You Never Told Me That” rimanda ad un altro tempo e ad altri maestri (Webster, Rollins e Hawkins) - non disdegna il soprano (da antologia il medley: “Samba de Orfeu/Struttin’ with Some Barbeque”) e per la prima volta, così giusto per non scontentare nessuno, si avvicina pure al sax alto (“Cry”).

E, sia ben chiaro, non è tutto questo pure esibizionismo fine a se stesso. Anzi, questa giovane artista impressiona per la sua capacità di padroneggiare, con tale maestria, tanti strumenti. Quando potrà presentare un repertorio tutto suo, chissà cosa accadrà.

L’aiutano gli arrangiamenti di Oded Lev-Ari, abile nello spaziare tra i generi, e un’orchestra brillante di musicisti con felici camei di Erik Friedlander (“Ingênuo”) e dei cari fratelli, Avishai e Yuval, così giusto per farla sentire un po’ più a casa.

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