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Chris Dahlgren & Lexicon: Mystic Maze

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Chris Dahlgren & Lexicon: Mystic Maze
Il bassista newyorkese Chris Dahlgren mette assieme un bel quintetto denominato Lexicon e si avventura in territori piuttosto inconsueti che mettono in risalto la dimensione anche caricaturale della musica. Ma lo fa senza spingere affatto sulla componente derisiva spesso associata alla caricatura e si limita a prendere atto di un modo di comunicare che privilegia i timbri 'grassi' e le dimensioni rotonde. Ma - allo stesso tempo - questa musica è sostanzialmente una musica di denuncia, seppure molto ironica e raffinata che aggiunge la dimensione recitativa in un modo davvero convincente ed espressivo.

Lo spunto è degno di grande attenzione: Dahlgren rilegge in versione critica e ironica alcuni commenti di illustri critici relativi alla musica di Bela Bartok, un eccellente compositore che nel primo quarto del secolo scorso ha spesso ispirato critiche poco lusinghiere, del tutto immeritate. In realtà questo è successo spesso anche nel jazz e non a caso nelle note di copertina si fa riferimento ad una vecchia recensione del co-direttore di Down Beat John Tynan di un concerto del quartetto di John Coltrane con Eric Dolphy dove i due saxofonisti vengono stroncati senza remore. Lo stesso accadde spesso con il primo Ornette Coleman e con Albert Ayler e non può essere dimenticata la contestazione al primo Bob Dylan elettrico in occasione del festival di Newport del 1965.

Aggiungiamo noi che una evidente mancanza di lungimiranza si manifestò a fine marzo del 1960, in occasione del concerto milanese al Lirico del quintetto di Miles Davis. Illustri critici dell'epoca si vantarono di essere stati i primi a fischiare e a dileggiare il povero Coltrane, che di quel quintetto era certamente un punto di forza. Anche se stava per abbandonarlo.

Il tema è dunque quello della incapacità di una parte della critica di cogliere al volo le novità e le proposte più coraggiose e meno convenzionali.

I dodici quadri musicali nei quali si suddivide questo Mystic Maze sono stati composti dallo stesso Dahlgren con l'eccezione del brevissimo brano "Mesto" che invece arriva proprio dal book del compositore ungherese al quale virtualmente questa musica risulta dedicata e ispirata.

Il linguaggio è quello di un jazz modernissimo che non si vergogna di adottare stilemi originali che sembrano essere derivati dalla musica contemporanea. Il pianista Antonis Anissegos funge da collante fra l'impeccabile sezione ritmica formata da Dahlgren e dal batterista/percussionista Eric Shaefer e il front end dei due giovani saxofonisti decisamente competenti e appassionati.

Adesso per chiudere il cerchio servirebbe una pessima e poco educata recensione di questo ottimo CD. Ma non saremo certo noi a scriverla.

Track Listing

01. A Mystic Maze; 02. Repetition Unit 1; 03. 'Painless Dentistry' No.1; 04. Great Desires of the Modernists; 05. Reminiscences On The Fourth Quartet of Béla Bartók; 06. It Was As If Two People Were Improvising Against Each Other; 07. Mesto; 08. 'Painless Dentistry' No.2; 09. The Composer Promenading the Keyboard in His Boots; 10. Bitter Champagne; 11. Repetition Unit 2; 12. 'Painless Dentistry' No.3.

Personnel

Chris Dahlgren
guitar, acoustic

Chris Dahlgren (contrabbasso, narrazione); Antonis Anissegos (tastiere, voce) ; Gebhard Ullman (sax soprano e tenore, clarinetto basso); Christian Weidner (sax alto); Eric Shaefer (batteria, percussioni, voce, glockenspiel, sampler).

Album information

Title: Mystic Maze | Year Released: 2011


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