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Maggio Elettrico 2025: Pierre Jodlowski

Courtesy The factory prd
Teatro dell'Opera
Maggio Elettrico 2025
Firenze
4 giugno 2025
Come da ormai tradizionale appuntamento, il Centro di Ricerca Musicale Tempo Reale ha anche quest'anno organizzato per il Maggio Musicale Fiorentino un concerto di musica elettroacustica, nella sezione denominata Maggio Elettrico. Svoltosi nella Sala Orchestra del Teatro dell'Opera, il concerto aveva in programma tre opere del compositore francese Pierre Jodlowski per pianoforte e live electronics, il primo nelle mani della pianista polacca Małgorzata Walentynowicz, le altre in quelle dello stesso compositore, coadiuvato da tre musicisti di Tempo Reale (Francesco Canavese, Giovanni Magaglio e Francesco Vogli).
Le tre opere, oltre che dalla strumentazione, erano accomunate anche dalla titolazione legata ai colori: la prima in ordine di esecuzione, e la più lunga, era Série cendre, del 2022; la seconda, Série blanche, del 2007, e la terza, Série rouge, del 2017, sono state eseguite di seguito senza interruzione. Tutti i lavori erano caratterizzati da un continuo e tangibile dialogo tra lo strumento acustico e l'elettronica, qualcosa di dunque lontano dal modo in cui più frequentemente si usa l'elettronica dal vivo come elaborazione dei suoni acustici, come strumento individuale o come sfondo e decisamente interessante.
Série cendre, oltre che la più lunga, era anche la composizione più complessa e tormentata. Dedicata come da titolo alla cenere, era ispirata dalla cenere come colore ma anche come materia, e riproponeva la frammentarietà di quest'ultima attraverso un susseguirsi di frasi discrete, colpi, cascate di note, spesso separate da significative pause. Il piano ne era largamente protagonista, ma quasi sempre restava in attesa delle risposte e/o delle proposte dell'elettronica, che alternava rumori e screziature a bolle e scoppi di suoni. Complessivamente è sembrata la composizione meno "armonica" e coerente delle tre, forse volutamente e al fine di rappresentare tanto l'imprevedibile variabilità della cenere, quanto la drammaticità e incomprensibilità della morte alla quale essa richiama. Ciononostante era anch'essa assai ben fruibile e godibile.
Série blanche, viceversa, è parsa l'opera più nitida: ispirata in parte a scenari enigmatici e paesaggi innevati, vedeva piano ed elettronica pienamente coprotagonisti, con scambi continui e piacevolissimi nella loro frequente mimesi, l'apertura di un maggiore spazio per entrambi narrativo per il pianoforte, dinamico e di atmosfera per l'elettronica e un'eccellente leggibilità della struttura. Alcuni dei suoi passaggi sono risultati assai coinvolgenti e decisamente entusiasmanti.
Série rouge, infine, era ispirata ovviamente al sangue e al cuore, di cui a momenti riprendeva il battito, risultando di conseguenza la composizione con la maggiore componente ritmica delle tre. La Walentynowicz qui si alzava a più riprese dalla tastiera e, con un archetto, non solo agiva direttamente sulle corde, ma sfregava i bordi esterni dello strumento, alternandosi sui diversi lati come in un'azione rituale che affiancava alla performance sonora quella teatrale. Il tutto, come nelle altre opere, in un'attenta e costante interazione con Jodlowski all'elettronica.
Un concerto molto suggestivo e interessante, assai arduo da eseguire per la varietà degli stilemi e la strettissima interazione di strumenti ed esecutori. Originale e sorprendente, ma anche godibile, visto che il pubblico, decisamente folto, è sembrato apprezzare moltissimo la serata.
Il giorno successivo, 5 giugno, presso la Galleria Frittelli di Firenze, sempre Tempo Reale ha "recuperato" una serie di concerti della rassegna Magnetica, originariamente previsti per marzo e poi saltati a causa del maltempo. In questo caso si trattava di proposte elettroacustiche originali, presentate da giovani musicisti, anche molto diverse tra loro. Particolarmente interessanti il brano di apertura, nel quale il contrabbassista Alberto Brutti e la violoncellista Milena Punzi hanno dialogato mediando entrambi con un attento e misurato uso dell'elettronica, e il conclusivo Noise Study di Alessandro Ratoci all'elettronica e Clémence Martel alla voce. Non trascurabili comunque le sperimentazioni su strumenti elettronici, spesso autoprodotti o fortemente modificati, presentate dagli altri musicisti (i brani erano complessivamente sette), che hanno messo in luce una bella realtà di giovani artisti, intraprendenti e non intimiditi dalla limitata presenza di spazi e di pubblico pronti ad accogliere proposte innovative come quelle da loro sviluppate.
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