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Gabriel Zucker: Leftover Beats from the Edges of Time

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Gabriel Zucker: Leftover Beats from the Edges of Time
Gabriel Zucker è un pianista, compositore e polistrumentista di New York il cui lavoro combina composizioni massimaliste con l'improvvisazione progressiva della scena musicale creativa contemporanea di New York. La sua musica ha ricevuto due importanti premi per la composizione e viene sempre più spesso citata con il massimo delle stelle su DownBeat.

Il progetto principale di Zucker, l'orchestra indie jazz "The Delegation," è nato al Banff Jazz and Creative Music Workshop. Il suo ultimo lavoro, Leftover Beats from the Edges of Time, pubblicato dopo diversi anni di gestazione e produzione da ESP, è la più evidente espressione moderna del termine massimalismo musicale.

Alla guida di una formazione davvero variegata e consolidata da tempo, con questo disco Zucker sfida ogni tipo di categorizzazione: virtuosistica musica da camera, paesaggi sonori elettronici e art-rock. Scritto principalmente tra il 2015 e il 2018, durante diversi periodi che Zucker ha trascorso vivendo ed esibendosi in Inghilterra e in tutta Europa.

Leftover Beats è costruito attraverso un dialogo tra due diversi ensemble: uno che si muove nell'ambito cameristico, l'altro presenta invece un ensemble allargato a sezione ritmica e voci più saldamente radicate nel mondo jazzistico.

Il lavoro è diviso in quattro sezioni di tre movimenti ciascuna. Come raccontano le note di presentazione, "Past" è in qualche modo maniacale e ricco di contrappunti classicamente avvicinabili al romanticismo della musica da camera. "Autumn 2016" si concentra principalmente su un'analisi grottesca della notte dell'elezione del presidente americano. "Present" è una visione sommessa delle conseguenze. "Future" è un paesaggio onirico di sintetizzatori e incubi di collage sonoro punteggiato da un climax mahleriano addirittura in un "Requiem III," prima di chiudere con un piano solo alla deriva nelle sabbie del tempo.

La primaria impressione dell'ascolto di un'opera come questa, porta inevitabilmente a valutare il progetto come troppo ambizioso. Forse pensato, elaborato e rielaborato ancora cercando di affinarlo, arricchirlo e trasformarlo nuovamente.

Ma già al secondo ascolto si rivela invece come un lavoro immensamente coerente, forse sì maniacalmente accurato ma certamente frutto di un bilanciamento interiore della capacità artistica e dell'essere un attento osservatore della realtà che circonda un uomo moderno. È come se, in altre parole, Zucker fosse in preda di impulsi collegabili alla nostalgia che guarda alle spalle e cerchi invece di ipotizzare, in una sorta di fede futurista, cosa vi possa essere dietro all'angolo.

"È qualcosa di cui gli americani parlano da generazioni, ma l'età e la gravità del cosiddetto Vecchio Mondo è sempre così sorprendente e così palpabile," ha detto Zucker in un'intervista dopo un lungo periodo passato in Europa, aggiungendo "come newyorchese, ti ritrovi tra questi antichi edifici nelle vecchie capitali d'Europa, colpito dalla loro bellezza, eppure ti manca sempre il dinamismo di New York."

Già il disco di debutto del 2016 dei suoi Delegation, una composizione in dodici movimenti intitolata Evergreen (Canceled World), aveva ottenuto il plauso della critica americana, restando pressoché sconosciuto fuori dai confini. Questa in qualche modo logica prosecuzione dimostra la sua intelligente propensione sociale (testimoniata anche da un impegno extra-musicale nei confronti del prossimo) nell'impegno a trasformare in arte un'ingegnosa operazione di interpretazione della realtà storica.

Tentando un'aggettivazione ancor più semplicistica, si potrebbe parlare del lavoro di Zucker quale di una tentacolare quanto affascinante installazione sonora dedicata al mondo che abbiamo intorno. Immensamente espressivo e attentissimo all'uso delle profondità in qualche modo pittoriche del mondo del suono, la cifra che dà il voto qualitativo della sua operazione è sicuramente quella dell'uso sinfonico che ammanta il tutto. Per certi versi fuori dal tempo, ma forse, proprio per questo, fondamentale e dannatamente affascinante.

The Delegation ha visto la partecipazione di un ampia fascia di musicisti tra cui Adam O'Farrill, Nolan Tsang, Anna Webber, Eric Trudel, David Leon, Grégory Sallet, Jacob Teichroew, Artemisz Polonyi, Lorena del Mar, Tal Yahalom, Bam Bam Rodriguez, Fyodor Stepanov, Mat Muntz, Gabriel Globus-Hoenich, Alex Goldberg, Mark Chung, Ronald Lawrence, Eric Allen, molti dei quali sono nomi che "fanno" contemporanea la musica di oggi a New York.

Accanto alla sua indubbia capacità compositiva, Zucker guadagna un punto in più perché—grazie alla visionarietà dei suoi musicisti—non dimentica assolutamente mai la grandiosa importanza della fase improvvisativa propriamente jazzistica, lasciando -proprio in mezzo a quella che sembrerebbe tanta geometria—quel tanto di indeterminato che riesce a nobilitare in toto il suo lavoro ricco quindi di estetica e fascino.

Ovvio che appaia interessante capire come Zucker lavori attorno alla nascita di un progetto.

Nel 2013 ottenne una borsa di studio per comporre un lavoro su larga scala per The Delegation. Ha lavorato per quasi un anno, abbozzando diverse idee sino ad avere una trentina di pezzi musicali. Poi, dice Zucker, "dalla cesta dove hai raccolto il materiale, metti tutto fuori e cerchi di vedere come si incastra, trovi i temi che legano i diversi frammenti che hai scritto. L'ho fatto nel corso di una settimana in una specie di colonia di artisti al nord, lo scorso Natale. Quando ho finito, avevo un disegno della forma del pezzo, con il principale materiale musicale in ognuno dei dodici movimenti."

Ecco, dunque, il senso di massimalismo citato all'inizio di questo articolo.

Ma "il massimalismo non è necessariamente l'opposto del minimalismo, come definito dal lavoro di Philip Glass, Terry Riley e così via," spiega Zucker. "In quel contesto, il minimalismo si riferisce all'uso di un minimo di materiali compositivi, non alla portata o all'ambizione del lavoro. Quando dunque uso il termine massimalismo mi riferisco in gran parte a questo, al massimalismo di scopo/ambizione. Penso di aver visto per la prima volta il termine in un testo che descriveva il lavoro di compositori come Ives o Mahler o Stravinsky, che cercavano di ottenere tutto nella loro musica, incorporare ogni influenza, non lasciare nulla di intentato a livello emotivo o intellettuale. Penso a Scriabin che cerca di porre fine all'universo con la sua opera magna. Questo è il tipo di massimalismo che cerco."

Album della settimana.

Track Listing

Requiem #1 (Leftover Beats); Such Closer #1; How to Keep, Forever; Someone to Watch You, Parts 1-3; Stage Whisper; Confidence White; Songbird; Requiem #2 (Well); Shallow Times; Such Closer #2; Requiem #3 (Future); How to Know, Forever (Evasiveness).

Personnel

Anna Webber
composer / conductor
Eric Trudel
saxophone, tenor
Nolan Tsang
trumpet
Tal Yahalom
guitar
Bambam Rodriguez
bass, acoustic
Mat Muntz
bass, acoustic
Additional Instrumentation

Yuma Uesaka: Clarinet; Gabriel Globus-Hoenich: Drums.

Album information

Title: Leftover Beats from the Edges of Time | Year Released: 2021 | Record Label: ESP Disk


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