Un unico ampio brano di quasi quarantadue minuti copre questo album inciso dal vivo a Mulhouse a fine agosto 2021. Vi trova posto la più lapalissiana, eloquente, paradigmatica improvvisazione senza rete che sia lecito immaginarsi, del tutto consequenziale per quello che è il rito di questo tipo di pratica musicale. Nonostante i due musicisti siano divisi da trent'anni (esatti: il chitarrista inglese è del '49, la trombettista portoghese del '79) e di conseguenza, del tutto prevedibilmente, da esperienze largamente differenti, l'interplay è eccellente mentre la musica conoscecom'è fisiologico in contesti del generefasi più felici, ispirate, alternate ad altre utili magarise così possiamo esprimercia ricaricare le batterie.
Una logica piuttosto stringente sovrintende d'altra parte l'intero disvelarsi e progredire del lavoro, che mantiene una sua leggibilità, una sua fruibilità, pur attraverso un linguaggio che non fa particolari sconti: il dialogo è costante, vitale, il suono della tromba sempre piuttosto pulito (rarissime le eccezioni), con Frith a smuovere costantemente la brace sotto e accanto, con scarti (e quindi complementarietà) timbriche assolutamente apprezzabili.
Una bella lezione di free impro che conserva ovunquearriviamo a dire, e del resto l'abbiamo già fattouna propria godibilità, sia umorale che concettuale, insomma.
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Ecumenico ma (abbastanza) esclusivo, non sopporta la musica – e l’arte in generale – di routine, rassicurante e dozzinale, preferendo, se proprio deve, il brutto all’inutile. Un ideale spaccato dei suoi amori musicali (che non si limitano al jazz; e più o