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Larry Ochs - Don Robinson
ByA un paio di settimane di distanza dal duo di Peter Brötzmann e Paal Nilssen-Love, la stagione concertistica 2012-2013 dell'Area Sismica si è chiusa con un altro duo di sax e batteria, e ancora una volta sono stati protagonisti due fuori classe della "new music" degli ultimi decenni: Larry Ochs e Don Robinson.
Entrambi esponenti di prim'ordine dagli anni '70 di quella musica d'avanguardia che si costruiva il proprio spazio in un'interzona a cavallo fra free jazz, libera improvvisazione, musica contemporanea e anche avant-rock, Larry Ochs è noto soprattutto per essere la mente propulsiva di una delle formazioni che meglio hanno espresso questa musica negli ultimi trent'anni: il Rova Saxophone Quartet; mentre Robinson ha collaborato con le più grandi menti appartenenti a questo tipo di sensibilità musicale, da Anthony Braxton a Cecil Taylor a Wadada Leo Smith.
Entrambi i musicisti rappresentano al meglio l'anima americana di questa musica di confine (che ha visto poi altre gemmazioni in luoghi diversi, in particolare in Europa e Giappone, con caratteristiche specifiche). Il loro sodalizio in duo non è un incontro episodico, bensì un vero progetto con una prospettiva più a lungo termine, dedicato all'approfondimento della pratica musicale al confine fra composizione ed improvvisazione, ovvero alla composizione mediante strutture aperte in cui si lascia all'improvvisazione la libertà di decidere la direzione in cui si muoverà la musica.
Muovendo da questo baricentro compositivo e stilistico d'avanguardia al confine fra jazz e contemporanea, entrambi i musicisti hanno attinto a un vocabolario musicale molto ricco e vario, riuscendo quasi sempre a mantenere la sintonia al mutare delle atmosfere.
Ochs ha spaziato dagli stilemi avant-jazz a fraseggi frammentati e strozzati sugli acuti, come nelle improvvisazioni più ardue di Anthony Braxton; ha compiuto qualche scorribanda nella tradizione con frasi calde e note vibrate à la Coleman Hawkins e ha ruggito al tenore col fuoco del free jazz.
Robinson dal canto suo ha seguito con flessibilità le evoluzioni del compagno muovendosi fra ritmi urbani vagamente funkeggianti, pulsazioni swinganti e costruzioni ritmiche più orchestrali per i brani più elaborati; il tutto sempre con grande eleganza di tocco e di fraseggio. Particolarmente apprezzabile è stato l'uso elegante dei tom e delle pelli della batteria con una sensibilità da percussionista sinfonico.
I due musicisti si sono quasi sempre mossi in sintonia e in piena intesa, anche se i passaggi più astratti e concettuali hanno a volte mancato di forza comunicativa. Al contrario i momenti in cui è spuntato lo spirito del free, in particolare nell'ultima parte del concerto, con Ochs caldo e intenso al tenore e Robinson parimenti intenso e incalzante sulle pelli, sono stati i più emozionanti.
Il concerto ha chiuso degnamente un'ottima stagione concertistica del locale forlivese.
Foto di Claudio Casanova
Altre immagini di questo concerto sono disponibili nella galleria ad esso dedicata.
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