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Kris Davis Trio al Torrione di Ferrara

Courtesy Roberto Cifarelli
Jazz Club Il Torrione
Ferrara in Jazz
Ferrara
10 maggio 2025
Con il concerto del Kris Davis Trio, in cui la pianista canadese viene affiancata da Robert Hurst al contrabbasso e Johnathan Blake alla batteria, si è chiusa la sempre ricca stagione 2024-25 del Torrione Jazz Club. Era questa la prima apparizione in assoluto della Davis a Ferrara; irrinunciabile quindi l'occasione di ascoltare dal vivo questa formazione, il cui disco, Run the Gauntlet, è stato pubblicato nel 2024 dalla Pyroclastic.
La pianista ha aperto la performance con una sua composizione, basata su semplici frasi modulari che nel loro sviluppo sono state distorte, intrecciate, abbandonate e riprese. Un'introduzione incerta del contrabbassista ha poi avviato una versione obliqua e non memorabile del monkiano "Evidence," fornendo la trama su cui si è protratto l'assolo del batterista fino al perentorio stop finale. Dopo "Softly, as You Wake," un brano un po' introverso e assorto, quasi onirico, per piano preparato, il repertorio è proseguito includendo fra l'altro "Dream State," una ballad meditativa e struggente, e un pertinente brano scritto da Blake, per concludersi con la title track del disco, caratterizzato da un tema dinamico, circolare, percussivo che ha visto un intervento possente del pizzicato di Hurst e ancora un assolo trascinante del batterista. Quest'ultimo tra l'altro è stato anche l'autore del secondo bis che ha siglato il concerto: "Beauty Beneath the Rubble," una ballad raccolta dall'ineludibile fascino melodico. Sta di fatto che, dopo un inizio per certi versi un po' timido, l'interplay fra i membri del trio ha preso gradualmente quota fino a raggiungere la dovuta consistenza a metà concerto e una pienezza compatta, del tutto convincente nel finale.
Il mondo pianistico della Davis si è concretizzato in tutte le sue sfaccettature: con un tocco per lo più ben marcato, asciutto, percussivo, a volte ha indugiato su austeri ripensamenti, altrove si è avventurato in brevi grappoli di note di derivazione free; non sono mancate inoltre reiterazioni insistite e danzanti, soste quasi nostalgiche e orientaleggianti o momenti di corposa sostanza bluesy. Il suo approccio alla tastiera è risultato sempre concentratissimo, retto da una personale impronta espressiva, da una consapevolezza ferrea che non lascia nulla al caso, creando un fraseggio mai superficiale, accattivante o di maniera. All'interno delle griglie compositive degli original si sono inseriti tutti i contributi dei due partner, che hanno curato con grande attenzione le entrate e le conclusioni, dosando nei vari episodi l'intensità e le dinamiche sonore. Se Hurst ha brillato in alcune occasioni più che in altre per la rotondità del suono e la partecipata conduzione dell'eloquio, Blake, come in altri contesti, ha esposto uno stile pervadente e del tutto personale, ottenuto grazie alla sua postura eretta e rilassata, dovuta alla collocazione dei piatti in basso, vicini e paralleli alle pelli.
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