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Joëlle Leandre
ByGià collaboratrice ed amica di John Cage e Giacinto Scelsi, nonchè di Derek Bailey, Joëlle Leandre è forse la musicista attuale che più di ogni altro incarna con la sua persona la perfetta sintesi fra la musica contemporanea accademica e l'improvvisazione; una sintesi che, nonostante questi due mondi siano ormai protagonisti di numerosi incontri reciproci, tutt'ora rimane un risultato non comune e non così facilmente raggiungibile.
Nel concerto dello scorso sabato all'Area Sismica, la Leandre ha offerto un'ampia dimostrazione delle sue straordinarie doti di contrabbassista: una dirompente carica espressiva, una precisione del tocco e una potenza del suono sbalorditive, insieme ad un uso magistrale dell'archetto.
I brani proposti erano una sorta di composizioni aperte, una forma elastica che lasciava molto spazio all'invenzione istantanea. L'enfasi è stata posta soprattutto su un uso abbondante delle risorse dinamiche che, insieme ad un efficace utilizzo degli ostinati, si è spinto fino a raggiungere effetti quasi "iper-espressionisti".
I brani infatti erano spesso costruiti su un numero ristretto di elementi, che venivano però "scavati" e "spremuti" fino alle estreme conseguenze; un procedimento simile a quello che in ambito accademico si utilizza nella forma dello "studio," che però qui veniva usato non tanto per esplorare le possibilità tecniche ma per esaltare al massimo le potenzialità espressive dello strumento oppure di una particolare tecnica esecutiva, una cellula melodica, ecc.
Così il primo brano, ad esempio, era basato sull'effetto espressivo degli armonici prodotti con l'archetto; il secondo sui glissati col pizzicato e sul dialogo fra ostinati strumentali e uso della voce, ecc. Una peculiarità della Leandre è infatti che accosta spesso la voce allo strumento, con effetti che vanno dall'enfatico-drammatico all'assurdo-dadaista: borbottii, sillabe senza senso, gemiti, grugniti, acuti da soprano....
L'approccio di Joëlle Leandre al contrabbasso è molto fisico e in certi momenti ha i tratti del corpo a corpo; un approccio, questo, ulteriormente enfatizzato dall'uso della voce, ovvero lo "strumento" più corporeo possibile. Il contrabbasso veniva così talora ad essere una sorta di estensione o prolungamento del corpo della musicista; oppure, in alternativa, quello fra lei e lo strumento diventava una sorta di "dialogo," di scambio fisico, in cui voce e strumento erano le due parti di tale dialogo.
I brani più strutturati, in cui la forma della composizione appariva più evidente, sono stati "No Comment" e "Crie," in cui la Leandre ha suonato su una base preregistrata.
Nel primo dei due brani il contrabbasso live si appoggiava su uno strato multitraccia realizzato con numerose sovrapposizioni dello strumento suonato con l'archetto, che formavano un sostrato armonico di sapore cameristico contemporaneo, mimando un ensemble d'archi; su questo fondale, lo strumento live si lanciava in una sorta di serrato monologo improvvisato, un flusso inarrestabile di note.
Il secondo, invece, era una sorta di summa del minimalismo: un ostinato incessante come base armonica, e un'unica nota, modulata in timbro (armonici) e altezza (ottava) come melodia. Molto efficace.
Ciò che colpisce di più nella Leandre, oltre alla precisione e sicurezza del tocco e dell'intonazione, sono appunto la forza espressiva e la potenza, che rimangono costanti lungo tutti i brani, senza cedimenti.
Foto di Claudio Casanova
Altre immagini di questo concerto sono disponibili nella galleria immagini
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