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Jim Black Trio alla Sala Vanni di Firenze

Jim Black Trio alla Sala Vanni di Firenze

Courtesy Eleonora Birardi

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Jim Black Trio
Firenze
Musicus Concentus—A Jazz Supreme
Sala Vanni
16.10.2020

Dopo il recente minifestival di piano solo, I Poeti del Piano Solo, alla Sala anni di Firenze è ripresa la rassegna A Jazz Supreme, giunta alla quarta edizione e apertasi con una formazione di primissimo piano: il trio di Jim Black, con Elias Stemeseder al pianoforte e Felix Henkelhausen al contrabbasso. In altre parole, la rodata formazione di Black, che con essa a realizzato quattro album (l'ultimo, Reckon, è uscito lo scorso anno per Intakt), tranne la sostituzione del contrabbasso di Thomas Morgan con quello del venticinquenne tedesco.

La variante di organico non ha modificato significativamente la cifra della formazione —anche perché l'approccio di Henkelhausen è stato, almeno in questa occasione, molto "morganiano"—la quale, pur innestandosi nell'attuale filone di evoluzione del piano trio (quella avviata dai The Bad Plus e dall'Esbjorn Svensson Trio, per intendersi), ha mostrato elementi di originalità tali da farne qualcosa di decisamente interessante e unico.

Come prevedibile, visti la caratura artistica e il suo esserne il leader, il centro della musica del trio è stato il batterista di Seattle, che ha dettato tempi, mutato scenari timbrici cambiando oggetti percussivi e suggerito ai compagni, sempre e solo suonando, le direzioni in cui far evolvere il discorso musicale. Il tutto ora lavorando con levità con spazzole, mani, oggetti vari, ora percuotendo con forza con bacchette che sembravamo mazze, ora limitandosi ai piatti, magari accarezzati con archetti. In una performance nella quale il gesto non è sembrato separabile dalla risposta sonora dello strumento e che dal vivo assumeva, com'è ovvio, una valenza maggiore. Si noti comunque che questa centralità non è apparsa in alcun modo come individualistica prevaricazione perché, comunque, le invenzioni e l'energia del batterista erano sempre finalizzate alla costruzione del discorso musicale complessivo.

La centralità della batteria aveva per conseguenza una marcata frammentazione del discorso musicale, che perdeva ogni coordinamento attraverso tracce lirico—melodiche e persino attraverso elementi strutturali continui, affidando il senso del discorso interamente all'interazione dei singoli, con Black a svolgere un ruolo di "conductor," come avviene in certe forme di improvvisazione totale—qual però questa musica non è. Una situazione che accresceva in modo esponenziale l'imprevedibilità, pur rendendo per converso più confuso il discorso, la leggibilità del quale (resa in questo caso più difficoltosa dall'acustica della sala, non il massimo per la distinzione dei suoni) era intensificata dagli interventi di Stemeseder ed Henkelhausen.

Il pianista, decisamente l'elemento più penalizzato dal tipo di proposta, ha alternato complessi e sofisticati passaggi dissonanti—con finalità soprattutto coloristiche anche per il modo dinamicamente poco intenso con cui sono stati offerti—ad altri più lineari di estrazione minimalista—e qui l'intenzione è parsa più di tipo dinamico, vista l'intensità e l'impressione ipnotica che destava. Rari, se non assenti, i momenti più tradizionalmente lirici. Nei minimi spazi a disposizione, l'artista ha comunque mostrato grandi numeri. Il contrabbassita ha avuto invece a disposizione anche assoli tradizionali, in quella forma cantabile che Thomas Morgan ha originalmente rielaborato partendo dalla lezione di Gary Peacock e che Henkelhausen è sembrato emulare in modo molto spontaneo e fluido. Accanto a questo, anche lavori sulle corde, alcuni ostinati percussivi e altri interventi d'interazione diretta con la batteria del leader.

Il tutto ha prodotto oltre un ora di musica serpeggiante e variabilissima, con momenti soffusi e quasi astratti alternati ad altri di grande potenza sonora, tutti da seguire con grande attenzione perché mai scontati, anche se qua e là forse un po' ridondanti (ma, di nuovo, forse l'acustica della sala non ha reso pienamente giustizia alla complessità dei dettagli). Il pubblico, sorprendentemente folto visto il complicato periodo sanitario, ha apprezzato moltissimo.

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