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Japzitaly – Jazz Aid for Japanese Children

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Milano, 25-27.05.2012

Circa un anno fa, la regione di Tohoku fu sconvolta da un violento terremoto, cui seguirono uno tsunami, ed un grave incidente nella centrale nucleare di Fukushima.

Per aiutare i giovani giapponesi colpiti da questi eventi la Provincia di Milano, in collaborazione con il Consolato del Giappone, ha organizzato la rassegna Japzitaly-Jazz Aid For Japanese Children.

Tre serate, tre concerti per ogni serata, che hanno visto artisti italiani e nipponici alternarsi - e collaborare - sul palco, per una nobile causa. Per l'appassionato jazzofilo, la ghiotta occasione di conoscere ed apprezzare una realtà, la scena jazz del sol levante, molto attiva e fiorente ma pressoché sconosciuta dalle nostre parti.

Dal punto di vista estetico, la rassegna ha coperto una ampia varietà di stili e forme espressive. Dagli echi jarrettiani (e prolissi) di Nobu Stowe, all'improvvisazione radicale del sassofonista Akira Sakata, che in compagnia di Andrea Centazzo alla batteria e Kiyoto Fujiwara al contrabbasso ha dato vita al concerto più intenso ed emozionante della rassegna.

Dal piano solo di Franco D'Andrea, meraviglioso come sempre, alla performance multimediale di ImproWYSIWYG, intreccio tra il rigore formale delle immagini di Roberto Masotti e l'estrema libertà della musica di Kaizan Daiyoshi, Guido Mazzon e Akira Sakata.

Dal mainstream un po' stantio di Tiger Okoshi e Sadao Watanabe, all'incontro tra la calligrafia tradizionale di Tetsuo Gyotoku e la chitarra carica di effetti di Roberto Zorzi. Fino ad arrivare al kitsch, talmente eccessivo e sfrontato da risultare accattivante, delle chitarre di Hideshi Takatani e Masa Oya, in compagnia dell'ottima pianista e cantante Mami Ishizuka e dell'italianissima sezione ritmica formata da Tommaso Cappellato e Luca Pissavini.

Molta carne al fuoco, come è giusto che sia per un evento di questo tipo. Jazz per tutti i palati. Con in più il gusto della novità, della scoperta, della presa di contatto con musicisti di grande valore (Mami Ishizuka è stata una vera rivelazione!) che frequentano poco o nulla palcoscenici e festival italiani.

Purtroppo la risposta del pubblico è stata inadeguata, sia rispetto alla portata benefica della manifestazione, sia rispetto al valore squisitamente musicale della proposta.

Milano si dimostra ancora una volta - se mai ce ne fosse bisogno - città pigra e culturalmente poco attenta a ciò che non si presenta ed esplicita in forma di evento modaiolo.

Riconosciamo tuttavia alla città anche qualche attenuante. Il programma è stato finalizzato solo pochi giorni prima dell'inizio della rassegna. La comunicazione ai milanesi è stata tardiva e non particolarmente capillare. Significativo, a questo proposito, il fatto che in platea ci fossero più persone dai tratti somatici nipponici che italiani. Non condividiamo, infine, la scelta di far svolgere le tre serate in tre sedi diverse. Aspetti su cui riflettere, e tutto sommato facilmente risolvibili, se mai Japzitaly dovesse avere una seconda edizione.

Foto di Yasuhisa Yoneda.

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