Paul Bollenback: Invocation

Questo è il suo secondo album per l'etichetta Elefant Dreams e la formazione in quartetto, con la tromba di Randy Brecker nella front line e senza le tastiere nella sezione ritmica, riesce sapientemente a sottolineare i meriti di questo chitarrista che non ha il piglio e la personalità del protagonista assoluto ma che sa certamente il fatto suo. In molti brani la voce usata come strumento di Chris McNulty aggiunge una eleganza eterea che richiama immediatamente il mood della buona musica brasiliana moderna.

Ed Howard e Victor Lewis (rispettivamente al basso e alla batteria) forniscono un supporto ritmico flessibile e sempre proattivo, supportando a dovere il lavoro ritmico-armonico di Bollenback e contribuendo a spingere, senza mai strafare, l’incedere solistico. Bollenback è spesso capace di innestare anche una buona dose di funkiness rarefatta, mettendo a profitto i tanti anni spesi nei dintorni del jazz venato di rhythm 'n' blues. La tromba di Randy Brecker è particolarmente lirica e assicura il giusto contraltare alle linee delicate della chitarra del leader, spesso doppiate dei vocalizzi di Chris McNulty.

La title-track, divisa in due parti e posizionata al centro della scaletta, va alla ricerca della spiritualità coltraniana senza però coglere veramente nel segno e fa il paio con la commossa rilettura di "After the Rain" (tratta proprio dal repertorio del grande saxofonista) che chiude questo album.

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