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Intervista a Daniela Schächter

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All About Jazz: Prima di dedicarti al jazz avevi studiato musica classica. Cosa ti ha portato all'improvvisazione?

Daniela Schächter: Sono stata guidata dal desiderio di liberarmi degli schemi in musica. Il jazz mi ha attratto in quanto forma di arte improvvisata. Da bambina ho represso la mia musicalita' leggendo musica e evitando di suonare ad orecchio. Successivamente invece ho scoperto la composizione e l'improvvisazione e me ne sono innamorata. In un primo momento e' stato difficile liberarsi delle cose imparate: poco alla volta ho cominciato a suonare con le orecchie e non con i miei occhi! Il momento decisivo e' stato quando ho ascoltato mio fratello Davide, chitarrista jazz, suonare ad un concerto. Ho deciso di prendere lezioni di jazz e da li' e' cominciato tutto. Da qualche anno invece ho ripreso a studiare musica classica e il mio approccio e' totalmente cambiato; grazie al jazz.

AAJ: Come hai conosciuto Alex Sipiagin con cui hai collaborato per il tuo CD I colori del mare?

Daniela Schächter: Lo ascoltavo in vari progetti discografici... Poi sono andata a sentirlo dal vivo. Alex ha un modo di suonare molto attuale e scrive musica bellissima, armonicamente complessa, non cosi' diversa da quella che scrivo io. Quindi ho pensato che lui potesse essere il musicista perfetto per il mio CD. Oleg Osenkov, il bassista russo che suona anche nel mio ultimo CD ci ha messi in contatto.

AAJ: Alcune sue incisioni, come Hindsight, sono impressionanti. Ho pensato: ci studi tanto per fare un disco del genere che poi capiscono in quattro. Almeno incide per una casa discografica di un certo livello!

D. S.: Hai ragione. Per quanto riguarda l'etichetta discografica... il mercato e' in una crisi tale che se hai un contratto discografico sei fortunato. Io ho impiegato quasi due anni per completare il mio album ma adesso ne sono pienamente soddisfatta. E' per me come scrivere un libro oppure dipingere un quadro: mi rappresenta... e non m'interessa se sono in pochi a capirlo.

AAJ: Sul tuo disco c'è un brano che tu canti: "Terra Madre". Da dove nasce il tuo desiderio di cantare?

D. S.: Il desiderio di cantare e' nato con la composizione, perche' canto sempre le melodie quando suono gli accordi al pianoforte, anzi ho sempre cantato le note da bambina!!! Adesso il canto nasce per l'esigenza di un colore in piu'; ecco perche' non e' presente in ogni brano. Mi piacciono Shirley Horn e Carmen McRae, e fra le cantanti ancora viventi Claudia Acuna, Dianne Reeves e Rosalba Bentivoglio. Quest'ultima fu la mia prima insegnante di canto e compone della musica interessantissima.

AAJ: Alcuni musicisti italiani fanno mente locale (musica "mediterranea"), tu invece fai una musica con le radici dalle tue parti, interpretata da splendidi musicisti che provengono da tutt'altre esperienze. Come hanno accettato la tua musica, al momento di andare in studio e dopo il risultato finale?

D. S.: Tutti i musicisti con cui ho collaborato nei miei dischi hanno amato prima di tutto le composizioni. Sono stata molto fortunata nel trovare musicisti cosi' sensibili. Comunque mi sarebbe piaciuto invitare anche qualche musicista italiano perche' no, ma non avevo abbastanza soldi. Solo mio fratello che adesso vive anche lui a New York e' venuto dall'Italia per la registrazione.

AAJ: Dove trovi le idee per le tue composizioni?

D. S.: Non c'e' una vera e propria regola. Le mie idee musicali nascono da melodie che canto dentro quando cammino per strada, quando sono sull'autobus o sul treno, quando vado in Sicilia oppure quando torno a casa dopo un viaggio. In qualche modo le impressioni della strada, della gente che incontro e dello stato d'animo in cui mi trovo si fondono e ne viene fuori una melodia o un frase ritmica.

Certamente la mia musica e' influenzata da artisti che hanno lasciato nella mia anima musicale un marchio indelebile: Billy Childs, Pat Metheny, Thelonious Monk, Maria Schneider, Dave Holland e fra i classici Maurice Ravel, Claude Debussy, Bela Bartok etc.

AAJ: Ad un certo punto hai avvertito l'esigenza di spostarti negli Stati Uniti. È un'esperienza comune ad altri studenti italiani ed europei, ce ne puoi parlare?

D. S.: Si, in effetti mi sono trasferita negli Stati Uniti dopo aver ricevuto una borsa di studio dal Berklee College of Music di Boston. Non per esigenza bensi' per curiosita' di conoscere un nuovo mondo e vedere cosa sarebbe successo. Da allora sono stata impegnata con musicisti di grande rispetto e sono cresciuta come musicista e individuo.

Adesso vivere a New York e' una esigenza per me. Sono nata e cresciuta a Messina in Sicilia dove le possibilita' artistiche sono limitate. Tuttavia la mia passione per la musica si e' alimentata in Sicilia ed e' li' che trovo ispirazione per comporre. Ecco perche' torno ogni anno nella mia citta' natale per dei concerti.

AAJ: Che differenze noti nell'organizzazione e nell'insegnamento in USA ed altrove?

D. S.: L'organizzazione negli Stati Uniti e' certamente superiore agli ambienti in cui sono vissuta. A tal punto che e' stato difficile apprezzarla subito. La difficolta' della lingua senz'altro ha ostacolato il mio inserimento nel sistema scolastico nei primi due mesi. In seguito ho apprezzato l'opportunita' di parlare direttamente con persone di rilievo nella scuola. Quasi non esiste la gerarchia, solo rispetto!

Per cio' che riguarda l'insegnamento posso solo dare una opinione soggettiva: ho trovato un po' di superficialita' nelle lezioni individuali a scuola. La mia preparazione classica e le mie esperienze in svariati stili di musica mi hanno dato una solida base su cui ho costruito tutto il resto. E' stato facile per me quindi recepire i nuovi concetti nel jazz e le raffinatezze in musica, offerti dagli insegnanti in lezioni di mezz'ora. Ma per un principiante potrebbe essere un po' difficile costruirsi una solida base in una scuola come Berklee College; anche per la forte competizione che si crea fra gli studenti giovanissimi (che spinge a conoscere prima i brani jazzistici piu' difficili e moderni e solo dopo quelli piu' tradizionali che invece suonerai molto piu' spesso nella realta' professionale...). Tuttavia la possibilita' di usufruire delle strutture scolastiche e di esibirsi costantemente con musicisti di talento provenienti da tutto il mondo arricchisce lo studente e lo prepara al confronto con gli artisti consolidati.

Ho visto ragazzini diventare bravissimi in un anno!

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