Registrato dal vivo in Giappone, al jazzclub dal quale prende il nome, Intelsat è il nono dei dodici album usciti nel 2018 per festeggiare i sessant'anni di Satoko Fujii. La pianista è all'opera in duo con Alister Spence, pianista e tastierista elettrico con il quale collabora attivamente da oltre dieci anni e che qui è impegnato prevalentemente al Fender Rhodes e all'elettronica. I due inanellano sette brani piuttosto diversi sia per lunghezza, sia per organizzazione della musica, ma caratterizzati dal marcato contrasto tra l'acustico del pianoforte e l'elettrico del Fender, che Spence interpreta in modo decisamente atipico e sperimentale, così come del resto fa la Fujii con il pianoforte.
Accade così che talora il Fender, "preparato" dagli effetti elettronici, faccia da sfondo per il pianoforte, che comunque non suona praticamente mai frasi lineari ma più spesso si produce in grappoli di clusters o in percussioni su singole notein questo senso si ascolti in particolare la traccia conclusiva, "Methone." Altrove, invece, anche lo strumento elettronico emette suoni più nitidi e meno coreografici, e allora il pianoforte alterna un contrappunto di note alte a un roboante sfondo percussivoper esempio nel brano di apertura, "Mimas," che è tutto un ricco squillar di campane e di percuoter di corde basse.
Nel brano più lungo, "Narvi" (ben ventidue minuti), i due si avventurano nella costruzione di una narrazione musicale estremamente composita, che alterna momenti astratti ed evocativi ad altri materici e concitati, mantenendo sempre un sorprendente rigore drammaturgico e una coerenza che non compromette mai la leggibilità, a dispetto della complessità e della creazione istantanea.
Pur non essendo tra i tipi di lavoro che più ci entusiasmano della vulcanica artista giapponese, Intelsat è comunque un album di grande interesse, con momenti di potente suggestione.
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