Wildbirds & Peacedrums: Heartcore

Come spesso accade ai musicisti di questa generazione, che hanno potenzialmente a disposizione l'universo mondo dei linguaggi sonori - da quelli più immediati alla sperimentazione meno convenzionale - il discorso diventa una questione di sensibilità personale e di onestà narrativa: in questo Heartcore [realizzato diversi mesi fa, ma ora internazionalizzato da un'etichetta semopre attenta come la Leaf, ne potete ascoltare qualche assaggio nel MySpace del duo] vengono impastati il pop stralunato tipico delle terre del nord, di ascendenza bjorkesca, un senso del blues asciutto ma non per questo meno abrasivo, un lirismo declinato sopra tappeti percussivi di urgenza tribale.

Fiabesco? Tormentato? Forse entrambe le cose fanno di questa musica una sorta di gospel pagano i cui accenti più sofisticati sono sono lo scintillio di denti acuminati, dove la più dolce ninnananna è quella che risveglia gli elementi della natura. Dall'iniziale "Pony", attraversando gioielli come "Doubt/Hope" o "Bird", il disco è un'incantevole caleidoscopio di folk-blues postmodermo, dove tutto potrebbe essere quello che non è, come nelle migliori illusioni dei sensi.

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