Achim Kaufmann - Robert Landfermann - Christian Lillinger: Grunen

Se volessimo individuare un modello di riferimento lo potremmo trovare in Paul Bley, per il clima misurato senza clamori, dove regna una calma apparente, dove il senso melodico è un insieme di sensazioni più che una successione ordinata di note, dove lo spazio viene dilatato e sfruttato in tutte le sue componenti, silenzio compreso.

I tre modellano i suoni come creta, mutandone continuamente la forma, il grado di viscosità e di lucentezza. Kaufmann attraverso un pianismo dal fraseggio irregolare, aperto, che procede per impulsi, imprevisti e accidenti, dove le singole note appaiono maestose nella loro solitudine. Lillinger con un drumming quasi invisibile per delicatezza e tocco, Landfermann muovendosi tra pulsazioni minimaliste, glissandi e un azzeccato uso degli armonici.

Unica eccezione "Ur" il brano numero sette, dalla iniziale linea melodica dolce ed esplicita, che acquista progressivamente furori alla Cecil Taylor in un turbinio denso, scuro, asfissiante. Una azzeccata anomalia che oltre ad evidenziare le straordinarie qualità strumentali dei musicisti contribuisce ad aumentare il fascino di un disco per certi versi sorprendente.

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