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Giancarlo Cardini: la musica, il novecento
Di Paolo Carradori.
Nota di Sylvano Bussotti, saggi di Renzo Cresti e Mario Gamba. Appendice fotografica.
Marco del Bucchia editore (2011); 152 pp..
Giancarlo Cardini: la musica, il novecento è un omaggio ad uno dei pianisti più importanti e significativi del Novecento italiano e si propone come una sintesi tra le sue (almeno) due grandi anime. Cardini è stato ed è, infatti, strabiliante interprete di nuove musiche contemporanee, ma è anche interessante compositore.
Molti ricordano Cardini per il famoso concerto per Demetrio Stratos all'Arena Civica dove nel 1979 dove la sua performance fu fischiata. Ma il suo angolo di visuale è, secondo R. Cresti ("Giancarlo Cardini e la cultura della Firenze di secondo novecento," p. 13) "quello che esclude la musica che Cardini definisce "punitiva e penitenziale," ovvero quella che dall'espressionismo arriva al post webernismo (quella sostenuta dall'odiato Adorno) e che focalizza l'attenzione sul lato ludico, sul godimento del suono intelligentemente piacevole". Con buona pace di chi allora non aveva capito nulla...
Partito da Cage, senza mai abbandonarlo, Cardini ha partecipato attivamente alle esperienze artistiche e performative più importanti avvenute tra gli anni sessanta e settanta a Firenze, essendone anche in parte, almeno sul piano musicale, promotore e agitatore. Il volume, in particolare nel saggio iniziale di Renzo Cresti (pp. 13-28), ripercorre le tappe più significative di quanto accaduto a Firenze tra la fine degli anni Cinquanta e la fine del Novecento, dando uno spaccato di grande vivacità intellettuale di questa città e delle esperienze d'avanguardia in essa promosse/transitate. Traccia di fiorentinità in Cardini è messa in luce nella prefazione, breve ma di grande significato, di Sylvano Bussotti ("Una premessa," pp. 11-12). Traccia delle esperienze d'avanguardia e di rottura emerge nella nota di Mario Gamba ("Il piacere di fare musica," pp. 29-34), che sintetizza in poche righe l'essenza del pianismo di Cardini: "La filosofia di Giancarlo Cardini è semplice. Apparentemente. Sì a tutte le musiche del piacere, no a tutte le musiche della noia".
Paolo Carradori sintetizza in due pagine la "Biografia artistica di Giancarlo Cardini" (pp. 37-38), per poi raccontare "Come nasce l'idea dell'intervista" (pp. 39-41) contenuta nel volume (pp. 42-112), che costituisce il cuore del volume. Le suggestioni offerte da Cardini sono molteplici e sviluppano numerosi argomenti chiave dell'interpretare, eseguire, fare musica contemporanea. Cardini spiega cosa intende per contemporaneo, si addentra "nella babele linguistico-stilistica" di cui siamo in fondo da un secolo attorniati. Si parte dalla Scuola di Francoforte e da Adorno, presto abbandonati, per individuare altrove i riferimenti (Stravinski, Satie, Puccini, Orff, Bartok, Ravel, per fermarsi al novecento storico). Si riflette sulla modernità, sulle avanguardie, si approda a Cage, sul ciclismo e sul calcio (!, pp. 68-70), Zappa, Bussotti, Chiari, Lombardi, Fabbriciani, jazz e free jazz. Importanti sono anche le domande al Cardini compositore.
Davvero bello è il CD allegato che contiene alcune delle sue più interessanti composizioni, quali "Luctus per pianoforte" (1993), "Sette poesie per Attilio Bertolucci" (2004), "Three flashes of perverted sexuality" (2008), "Otto poesie di Giani Luporini" (2008).
Chiudono il volume delle "Note bibliografiche e discografiche" utili per poter approfondire ulteriormente Cardini compositore, interprete e saggista (aspetto questo che merita senza dubbio ulteriori approfondimenti).
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