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Yves Rousseau Septet: Fragments
ByNel 1984, ancora alle prime armi, incontra Jean-Francois Jenny-Clark che gli insegna il suo metodo di apprendimento e nel 1990 è la volta di Albert Mangelsdorff con il quale co-dirige l'Ensemble Francotedesco di jazz dal 1990 al 1993. Simultaneamente moltiplica i suoi interessi e le sue esperienze, svariando tra musica da camera e sinfonica con incursioni in quella barocca, contemporanea, elettroacustica per poi consacrarsi definitivamente al jazz.
Negli anni Novanta si interessa anche all'universo del cantante, compositore e pianista Leo Ferré che "rilegge" con un quartetto con le cantanti Jeanne Added e Claudia Solal. Da quell'esperienza, Rousseau inanella una serie di progetti che lo vedono, ad esempio, elaborare in chiave jazz estratti di composizioni di Franz Schubert (2012) o scrivere un repertorio per coro e sassofoni con la messa in musica dei sonetti della poetessa Louise Labbé (2016).
Tra le sue ultime "imprese," il quintetto Murmures con composizioni che ruotano intorno i testi poetici di Francois Cheng e il duo Continuum con il sassofonista e amico di lunga data Jean-Marc Larché. E arriviamo ai giorni nostri con Rousseau a capo di un nuovo ensemble, questa volta un settetto composto da una sezione fiatisax alto, clarinetto basso, trombone, contrabbasso, batteria, chitarra elettrica e piano elettrico e moog. Una strumentazione perfetta per ispirarsi alle musiche dei gruppi rock che il compositore ascoltava quand'era liceale, anni 1976 -1979, e che hanno contribuito alla sua formazione musicale come King Crimson, Soft Machine, Pink Floyd e Genesis. Fortunatamente, Rousseau si guarda bene dallo scimmiottare i temi o gli stili di questi gruppi famosi (nelle otto composizioni originali, alcune concepite come mini suite, che compongono Fragments vi sono solo due brevi citazioni, una di David Crosby e l'altra di Robert Fripp). Il progressive più che "quotato" è, dunque, solo evocato da trame che si muovono sinuose in territori più vicini a una certo jazz da camera di origine nordeuropea. Anche se non mancano refrain rock e improvvise accelerazioni che possono ricordare in alcuni passaggi i Soft Machine di Third, come in "Reminiscence Part. II." Ma il clima resta quello di un jazz contemporaneo e visionario caratterizzato a volte da spesse tessiture chitarristiche, altre dal sound inconfondibile del Fender Rhodes o da scure ombre di suono generate dall'elettronica che gioca con i groove circolari di una pulsante sezione ritmica (mai invadente però).
Davvero intrigante il lavoro dei fiati che s'intrecciano, s'intersecano e si sovrappongono di continuo per dare vita a improvvise oasi melodiche. Per gli appassionati del Re Cremisi, c'è un brano che da solo vale l'acquisto dell'album. L'esecuzione in solo da parte di Rousseau al contrabbasso di "In the Court of the Crimson King" in "Winding Pathway Part III" .
Track Listing
Reminiscence (Part I, Part II); Personal Computer; Abyssal Ecosystem; Darkness Desire (Part I, Part II); Crying Shame; Oat Beggars; Winding Pathway (Part I, II, III, IV), Efficient Nostalgia (Part I, Part II).
Personnel
Yves Rousseau
bass, acousticGeraldine Laurent
saxophone, altoThomas Savy
clarinet, bassJean-Louis Pommier
tromboneCsaba Palotaï
guitar, electricEtienne Manchon
keyboardsVincent Tortiller
drumsAlbum information
Title: Fragments | Year Released: 2020 | Record Label: Yolk Records
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About Yves Rousseau
Instrument: Bass, acoustic
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