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Eugene Chadbourne
ByNei suoi tour europei in solo Eugene Chadbourne è passato più volte dalla Romagna; così è stato anche per il suo recente e lungo tour italiano, conclusosi all'Area Sismica.
Il timore era quello di assistere a una formula e a una proposta musicale che potevano mostrare segni di stanchezza e di ripetitività (la sua miscela idiosincratica - ma alla fine anche prevedibile - di country stralunato e impennate di free improv). Invece Chadbourne ha sorpreso con un concerto in cui ha espresso al meglio le sue qualità: energia, humour, bizzarria, estroversione e frenesia espressiva.
Un concerto che ha visto in primo piano il lato più diretto della musica di Chadbourne, quello delle canzoni, dello sberleffo e della satira pungente verso i potenti di turno, delle sue celebri cover irriverenti e dissacratorie. Anche dal punto di vista sonoro c'era più mordente e vigore che in altri concerti: il suono della chitarra che Chadbourne ha usato in quest'occasione (una specie di ibrido arrabattato fra una chitarra folk e un dobro), passava attraverso un amplificatore da chitarra elettrica, e a questo si aggiungeva l'uso di una distorsione piuttosto corrosiva, che irrompeva di tanto in tanto nei brani, in modo erratico e imprevisto, perfettamente in linea col suo stile capriccioso.
Ecco allora la revisione del classico di Chuck Berry, che diventa "Roll Over Berlusconi," oppure l'esilarante resa in stile country di "Nazi Punks Fuck Off" dei Dead Kennedys; fino ad arrivare nel bis alla sua irriverente e provocatoria "The Girl from Al Qaeda," sulle note del celebre e abusato standard di Jobim.
Lo stile di Chadbourne è inconfondibile: ritmiche frammentate e a volte concitate, idiosincratiche impennate di note in cascata verso il basso o verso l'alto; una venatura sorniona sempre presente, che si fa evidente quando canta.
Chadbourne non è musicista a cui interessi il lato formale, né la perfezione, né la pulizia del suono. Con lui la forma è sempre sporca e imperfetta, le idee vengono gettate al pubblico senza tante cerimonie e senza stare a guardare al dettaglio; ma rispetto ad altri concerti visti in passato si è notata maggior compattezza e coesione musicale, e il suono elettrico ha reso l'impatto più corposo rispetto ai suoi set acustici in solo.
Metà abbondante del concerto è stata comunque dedicata al banjo; Chadbourne l'ha suonato in modo molto fluido, più pulito e lineare di quanto si è avuto occasione di ascoltare in passato, con una musicalità decisamente più cantabile, con una tecnica che in questo momento pare più affinata di quella impiegata sulla chitarra.
Per chiudere il concerto coerentemente col suo stile a metà fra il provocatorio e il gigionesco, Chadbourne ha offerto una performance allo strumento di sua invenzione, ovvero il rastrello elettrico, cioè un rastrello da giardino con attaccato un pick-up da chitarra elettrica, collegato all'amplificatore dopo essere stato opportunamente distorto e saturato.
Foto di Claudio Casanova
Ulteriori immagini tratte da questo concerto sono disponibili nella galleria immagini.
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