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Egberto Gismonti, Nana Vasconcelos, Trio Madeira, Hamilton de Hollanda - Brasil in Jazz

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Rocca Brancaleone - Ravenna - 06-07.07.2012

Inserite nel ricco e variegato programma del Ravenna Festival, le due serate dedicate al Brasile avevano Egberto Gismonti come assoluto protagonista, in coppia col percussionista Nanà Vasconcelos la prima sera, e in solo la seconda. A completamento del programma due tra i maggiori esponenti del nuovo Brasile musicale, il trio Madeira e il mandolinista Hamilton de Hollanda. A scompigliare i piani però ci si è messo un temporale che ha colpito Ravenna nel pomeriggio del 6, obbligando gli organizzatori a spostare il primo concerto al Pala Mauro de André. Questo fatto, oltre a causare ritardo dell'orario d'inizio, ha impedito di effettuare le procedure di soundcheck in maniera adeguata; e se il trio Madeira ha comunque potuto presentare il proprio set anche con un'amplificazione non ottimale e alcuni squilibri tra gli strumenti, il duo Gismonti/Vasconcelos non ha voluto onorare l'impegno in quelle condizioni.

Dopo reiterate richieste dell'organizzatore, alla fine hanno accettato di salire sul palco, ma separatamente, e per due set molto ridotti (meno di venti minuti ciascuno) che hanno lasciato l'amaro in bocca ai numerosi intervenuti.

La musica del trio Madeira, che aveva aperto la sfortunata serata, è una rivisitazione moderna del choro, l'essenza della musica brasiliana, in una interpretazione che unisce la matrice popolare con quella colta. Il trio è costituito da due chitarristi (uno dei quali usa una chitarra a 7 corde in funzione di basso) e un mandolinista; il repertorio consiste in alcuni classici, da Pixinguinha a Jobim (immancabile l'omaggio a Gismonti con 'Loro'), estendendosi anche al di fuori dei confini brasiliani con autori come Piazzolla ('Fuga y mysterio') e de Falla ('La vida breve'). Gli intrecci tra i tre strumenti sono perfetti, riuscendo a ottenere una pienezza quasi orchestrale, con arrangiamenti brillanti e fortemente ritmati che esaltano il virtuosismo dei musicisti e il calore della musica.

Il breve set di Vasconcelos è stato caratterizzato prevalentemente dall'uso della voce, che il musicista ha sempre usato per evocare la giungla amazzonica insieme alle sue percussioni, estendendone le possibilità grazie al ricorso a loop e delay elettronici che moltiplicavano e sovrapponevano le varie frasi. Doveroso anche un brano per berimbau, strumento che più di chiunque altro ha contribuito a far conoscere al pubblico europeo e americano.

A seguire, Gismonti si è seduto al pianoforte, presentando in poco più di un quarto d'ora alcuni dei suoi temi più noti, come 'A fala da paixao,' e concludendo con una mini lezione di flauto (quasi uno sketch che presenta spesso nelle sue esibizioni live), ma l'atteggiamento un po' svogliato e indisponente tenuto sul palco ha impedito di apprezzarne la bellezza come dovuto, concludendo la serata in maniera insoddisfacente.

Fortunatamente, la serata successiva si è potuta svolgere regolarmente nella sua sede naturale alla Rocca Brancaleone, e alla fine è stato possibile anche recuperare il set del duo Gismonti/Vasconcelos. Il concerto è cominciato con l'esibizione di Gismonti in solo, prima alle chitarre e successivamente al pianoforte. Da tempo il musicista non presenta brani nuovi, e ha eccessivamente diradato le uscite discografiche (solo una negli ultimi 10 anni), ma le sue interpretazioni dei propri temi non sono mai esattamente le stesse, e le improvvisazioni cambiano secondo l'umore della serata. La sua tecnica chitarristica, poi, assolutamente non convenzionale (come del resto gli strumenti utilizzati, a 8 o 10 corde), è sempre uno spettacolo nello spettacolo, come ha confermato nelle esecuzioni di 'Dança dos escravos,' 'Lundu' e 'Cego Aderaldo'; contrariamente alla pulizia e al rigore formale di un chitarrista classico il suo approccio strumentale è talmente irruento da esporsi anche a diversi errori, ma la precisione delle note è secondaria rispetto alla carica emotiva che riesce a trasmettere col suo modo di suonare. La tecnica pianistica è più tradizionale, ma il suo uso totale della tastiera per arricchire al massimo la sua musica con arrangiamenti quasi orchestrali rappresenta comunque un motivo di originalità.

Dopo poco meno di un'ora di concerto, Gismonti ha presentato il mandolinista Hamilton de Hollanda, con cui ha eseguito un brano ('A fala da paixao') prima di lasciargli il palco. De Hollanda è uno dei nuovi talenti della musica brasiliana, conosciuto internazionalmente anche per una serie di collaborazioni con musicisti di vari paesi (tra i quali va ricordato anche il nostro Stefano Bollani). Virtuoso del mandolino a 10 corde (con una coppia di corde in più rispetto a quello tradizionale), fa spesso concerti in solo, sfruttando la non facile polifonia dello strumento con una tecnica brillante e completa. Anche i brani eseguiti presentano carattere internazionale (in scaletta c'era pure 'Guarda che luna'), per arricchire il repertorio di uno strumento che per sua natura non permette una vasta gamma di variazioni espressive.

Gli ultimi 50 minuti di musica sono per il duo Gismonti/Vasconcelos, documentato su disco in varie occasioni a cominciare dall'esordio su ECM nel 1976, quel Dança das cabeças che lo presentò al pubblico europeo, e del quale i due riprendono in gran parte le atmosfere nella prima parte del set, con Gismonti alla chitarra. Il dialogo tra i due è parso meno brillante nella seconda parte, con Gismonti al piano per un paio di brani che non sembravano avere bisogno di un accompagnamento, ma la verve del percussionista, stimolata da un brano in solitudine con berimbau e voce, ha successivamente ripreso vigore.

Per il finale è tornato sul palco anche de Hollanda, e i tre hanno interpretato un medley di due temi di Gismonti, 'Frevo' e 'Karate' per la degna conclusione di una mini rassegna brasiliana che nonostante gli inconvenienti imprevisti ha potuto presentare ottima musica da parte di eccellenti musicisti.


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