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Dee Alexander's Evolution Ensemble - Tribute to James Brown
ByTeatro Manzoni - Milano - 10.02.2013
Da tempo, Dee Alexander sta concentrando la propria attenzione su grandi figure di riferimento della musica extra-jazzistica. L'anno scorso era Jimi Hendrix, quest'anno James Brown. Una sfida ardua. Difficile immaginare la musica del "Soul Brother Number One" senza la sua presenza scenica, la sua inconfondibile voce ed i suoi altrettanto inconfondibili urli, senza una robusta sezione fiati.
La cantante di Chicago ha dunque preferito accostarsi al repertorio di "Mr. Dynamite" in modo obliquo. Senza rinunciare al dinamismo ritmico, ma ammorbidendo il suono con un quartetto quasi cameristico: le percussioni ricche di colori e sfumature di Ernie Adams, il solido contrabbasso di Junius Paul, il violoncello dai guizzi avant di Tomeka Reid, la chitarra ritmicamente funk ma dal timbro acustico di Scott Hesse.
Come spesso accade al teatro Manzoni, il concerto parte in modo fin troppo sommesso ed elegante. Sarà il torpore dovuto all'ora mattutina (i concerti iniziano alle undici), sarà che il pubblico del teatro è molto aderente alla filosofia tutta meneghina del "guadagno - pago - pretendo" (che in ambito musicale si potrebbe tradurre in "prima mi fai vedere quello che sai fare e poi, se è il caso, ti applaudo" ), resta il fatto che al Manzoni difficilmente si dispensano entusiasmi preventivi. (Quasi) tutti i concerti della rassegna si svolgono secondo un percorso che si avvia in modo interlocutorio e riesce a catturare l'attenzione e l'entusiasmo del pubblico solo intorno al terzo - quarto brano.
Questo concerto del Dee Alexander's Evolution Ensemble non ha fatto eccezione. Anche due pezzi che spaccano come "Living In America" e "Make It Funky," eseguiti benissimo e con un arrangiamento al tempo stesso raffinato e divertente, raccolgono solo tiepidi applausi di stima. Poi, nel corso di "Get Up I Feel Like Being a Sex Machine," il concerto cambia marcia. Dopo numerosi inviti ad alzarsi (l'imperioso Get Up!) e ballare, finalmente nel pubblico qualcosa si muove. Sotto il palco (la cantante avrebbe voluto sul palco), una cinquantina di persone comincia a ballare. Segue una cameristica e struggente versione di "It's a Man's Man's Man's World," senza dubbio il momento più alto di tutto il concerto (grazie anche a un notevole solo di Tomeka Reid). L'immancabile "I Got You (I Feel Good)," titolo peraltro molto appropriato alla situazione, chiude il concerto in modo trionfale.
Foto di Roberto Cifarelli.
Altre foto di questo concerto sono disponibili nella galleria immagini.
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