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Daniele Di Bonaventura - Paolo Vinaccia: “Back in Camerino”

Capita di assistere al primo incontro fra due importanti jazzisti, accomunati da qualche particolare biografico o artistico. Non si sa se la collaborazione avrà un seguito, ma si ha la sensazione di aver goduto di un privilegio, in quanto testimoni di un processo di avvicinamento fra due anime elette, di un dialogo istantaneo fra due creatori tramite il rito dell'improvvisazione.

È accaduto l'8 giugno a Camerino, nell'ultima serata del Premio internazionale Massimo Urbani, quando sul palco del Teatro Marchetti si sono confrontati due musicisti marchigiani: Daniele di Bonaventura, nato a Fermo anche se da famiglia abruzzese, e Paolo Vinaccia, napoletano ma trasferitosi in gioventù a Camerino, dove periodicamente rientra dai paesi scandinavi in cui si svolge prevalentemente la sua attività.

Un repertorio vario, che ha legato original del bandoneonista e famosi brani di Piazzolla, ha reso omaggio anche alle antiche tradizioni d'origine dei due improvvisatori: "Vola vola lu cardille," "I' te vurria vasà," un saltarello marchigiano... Un rispetto reciproco innanzi tutto ha guidato la loro performance per raggiungere gradualmente una palpabile sintonia: delicate e prudenti introduzioni, poesia intimista ma non decadente, melodie suadenti modulate dal bandoneonista; accenti swinganti ma naturali e ancestrali, mai invadenti salvo qualche opportuno sussulto, ottenuti dalle mani del percussionista su un set essenziale. Alle loro spalle veniva intanto proiettata una serie di foto suggestive scattate da Paolo Verdarelli negli ultimi anni, che riproponevano paesaggi, eventi e personaggi locali, fino a documentare le precedenti serate del premio.

Il titolo della proiezione, "Back in Camerino," non poteva essere più attinente.

Foto di Andrea Feliziani.

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