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Dino Betti van der Noot: Brahm Dreams Still

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Dino Betti van der Noot: Brahm Dreams Still
Quello che a buon diritto possiamo definire "il nostro Gil Evans," ovvero Dino Betti van der Noot (leggi l'intervista che ci ha rilasciato lo scorso anno), non tradisce le aspettative di chi apprezza l'assoluta unicità dei suoi lavori orchestrali e, rispettando quella che da qualche anno è una cadenza biennale, presenta questo nuovo Brahm Dreams Still, un titolo che, —attraverso l'immagine simbolica di Brahma che, sognando, continua a tenere in vita il mondo —invita a guardare senza paura alla realtà che ci circonda, a dispetto della sua crescente drammaticità.

Del resto anche la musica che Betti Van Der Noot ci regala in questo lavoro è, ancor più del solito, serena e luminosa, venata sì di qualche momento malinconico, ma soprattutto liricamente avventurosa e, a momenti, persino eroica.

A darle vita, sotto la sua direzione, è la rodata orchestra che utilizza da anni —ventidue elementi, quasi tutti presenti anche nel precedente Let Us Recount Our Dreams —caratterizzata da una potente e ricca scena di percussioni (Stefano Bertoli alla batteria, Tiziano Tononi a batteria e percussioni, Federico Sanesi a tabla e altre percussioni etniche), dalla sola spinta del comunque efficacissimo basso elettrico di Gianluca Alberti e dalla presenza del violino di Emanuele Parrini, del vibrafono di Luca Gusella e dell'arpa celtica di Vincenzo Zitello. Su questa impressionante e atipica tavolozza di colori le quattro trombe, i quattro tromboni e le cinque ance, coadiuvati da due tastiere, disegnano le linee liriche tracciate dal compositore e si ergono in splendide improvvisazioni, dando vita ai meravigliosi affreschi narrativi cui Dino Betti ci ha ormai abituato.

L'apertura dell'album è affidata alla meravigliosa title track, la quale, con il suo andamento quieto ma a testa alta, costituisce a parer di chi scrive anche il momento più affascinante dell'intero lavoro. Introdotta da una sorta di marcetta delle percussioni in lontananza, poi ripresa dal ritmo del basso che le farà da filo conduttore, vede la serena, dilatata esposizione dei temi lasciar spazio prima al dialogo tra il violino di Parrini, le tastiere di Danilo Mazzone e l'arpa di Zitello, poi a un solo del contralto di Sandro Cerino, dinamicamente contenuto ma estremamente espressivo; dopo un richiamo del tema a tutto organico, segue un'oasi meditativa con il trombone di Stefano Calcagno a dialogare con il piano di Niccolò Cattaneo, fino alla ripresa ritmica del basso e a quella tematica collettiva, a tempo e intensità controllati, ma anche dal piglio fiero e deciso, sorprendentemente chiusa dal basso di Alberti.

Ancora una coloratissima e lenta narrazione è "A Crystalline Windless Sea," che procede a lungo melodicamente a pieno organico, tra screziature del piano, dell'arpa e delle percussioni, fino all'emergere prima della tromba di Alberto Mandarini, con un'assolo nitido e articolato, poi del piano di Cattaneo, che crea una pausa sospesa e meditativa, infine del sax tenore di Giulio Visibelli, accompagnato dal vibrafono di Gusella. Il brano centrale, Interlude in C, è anche il più breve e possiede un piglio dinamico, ancor più ravvivato dagli assoli prima del trombone di Luca Begonia, poi delle due tastiere, che s'intrecciano magmaticamente sullo sfondo delle batterie. Di gusto quasi epico la conclusione dei fiati in crescendo, su ripetuti cambi ritmici.

L'avvio di "Faraway Mountains Turning into Clouds" riprende il clima di quieta narrazione sinfonica di "A Crystalline Windless Sea" —anzi, qui il mare pare presente sullo sfondo —lasciando spazi riflessivi d'assolo, mentre la conclusiva "Aux premières heures bleues" parte più sostenuta, grazie al lavoro delle percussioni e a un intervento del piano di Cattaneo, poi —sullo scintillare del vibrafono e la spinta del basso —torna ad affidarsi ai singoli, con due duetti: quello sereno tra la tromba di Fabio Brignoli e il sax tenore di Rudi Manzoli, e quello più nervoso tra la tromba di Mario Mariotti e il sax contralto di Andrea Ciceri, sospinti da piano e percussioni. Le stesse che, su un riff a pieno organico, conducono brano e album a un'eroica conclusione.

Affascinante per colori, lirismo e compiutezza, come ogni album del suo autore, Brahm Dreams Still stupisce non tanto per il suo contenuto, tipicamente proprio del suo autore, bensì per il suo essere ancora una volta perfettamente riuscito in ogni dettaglio: quale sarà il segreto di Dino Betti Van Der Noot?

Album della settimana.

Track Listing

Brahm Dreams Still; A Crystalline Windless Sea; Interlude in C; Faraway Mountains Turning into Clouds; Aux Premières Heures Bleues.

Personnel

Dino Betti van der Noot
composer / conductor
Luca Begonia
trombone
Sandro Cerino
saxophone, alto
Andrea Ciceri
saxophone, alto
Giulio Visibelli
saxophone, tenor
Rudi Manzoli
saxophone, tenor
Gilberto Tarocco
saxophone, baritone
Luca Gusella
vibraphone
Danilo Mazzone
keyboards
Gianluca Alberti
bass, electric
Additional Instrumentation

Guglielmo LoBello, Alberto Mandarini, Mario Mariotti, Fabio Brignoli; trumpets, flugelhorns; Gianfranco Marchesi: bass trombone; Sandro Cerino: flute, bass clarinet, alto saxophone; Giulio Visibelli: alto flute, tenor saxophone; Rudi Manzoli: tenor saxophone; Gilberto Tarocco: clarinet, bass clarinet, baritone saxophone; Vincenzo Zitello: clarsach harp; Tiziano Tononi: snare drum, udu drum & percussions; Federico Sanesi: tabla, pakhawaj, darabouka, tanpura, bells, cow bells, stone chimes & ocean drums

Album information

Title: Brahm Dreams Still | Year Released: 2025 | Record Label: Audissea

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