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Bobo Rondelli e Piero Ciampi cantano Livorno

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Piero Ciampi è oggi un nome noto. A lui è intitolato perfino uno dei più importanti concorsi musicali italiani dedicati alla canzone d'autore, che ha da poco celebrato il ventennale. E di lui, della sua storia drammaticamente romanzesca, si sa e si parla spesso. Ma non è sempre stato così: per lungo tempo, anche dopo la sua morte avvenuta nel 1980, di Ciampi ben pochi conoscevano arte ed esistenza. Non solo: ancor oggi pochi conoscono le sue canzoni, ancor meno le interpretano e pochissimi, quasi nessuno, sembrano davvero in grado di dar loro e allo spirito che le anima una veste adeguata.

Certo, c'è l'eccezione di Nada, che quando si cimenta con Ciampi ne fa senz'altro rivivere una parte significativa: ma lei con Ciampi aveva collaborato e lui le aveva scritto appositamente un repertorio, finito in un disco che una dozzina d'anni fa aveva meravigliosamente ripreso vita con la collaborazione di Rita Marcotulli e Javier Girotto. Ma, a parte lei, quasi nessun altro.

Ciò è probabilmente dovuto al fatto che per vivere e far rivivere Ciampi sono necessari due presupposti: il primo, chissà se eludibile, è la "labronicità," ovvero l'essere non solo nati a Livorno, ma anche essere imbevuti di quello spirito ipercritico, marginalista, di orgogliosa e caustica diversità che caratterizza la cultura popolare cittadina; il secondo, probabilmente un fatale sviluppo personale del primo, è l'indisponibilità al compromesso, all'omologazione, persino al successo, almeno se inteso come cosa da cercare, volere, perseguire come finalità.

Sì, perché Ciampi era uno che non ha mai cambiato una virgola della propria poetica, anche di fronte alle frustate che riceveva dai discografici, dai critici e perfino dal pubblico. Della critica si ricordano considerazioni di questo tenore: "È accaduto questo pomeriggio, mentre ascoltavo qualche 45 nel gruppo delle novità da recensire, che me ne capitasse uno curioso. Il cantante si chiama Piero Litaliano [inizialmente Ciampi si presentava con questo pseudonimo], ha una voce sul lugubre che sembra fatta apposta per ispirare antipatia... Spero che Litaliano cambi registro oppure si tolga di scena presto: mi ha lasciato addosso un senso di scontento, di insoddisfazione, di inquietudine, che non riesco bene a definire (1961). (...) È saltato fuori di nuovo (incredibile) con un'altra etichetta ancora: stavolta si presenta come Piero Ciampi—che è il suo vero nome—ma non è che sia cambiato molto. Quello che non riesco a digerire delle sue canzoni è il disprezzo della forma: basterebbe limare qualche parola qua e là, mettere degli incisi più orecchiabili... Macché: è come se si fermasse all'abbozzo, rifiutando le rifiniture... (1964)"

Ma lui, di fronte a questi giudizi impietosi, scriveva da Roma a Gianfranco Reverberi, che gli musicava i testi: "Se non dovesse andar bene questo disco, penso che tornerò a Livorno. Lavorando in porto, almeno, ogni tanto ci scappa una bella scazzottata, e uno così si sente realizzato."

Per far rivivere un personaggio così, le cui canzoni—tanto nei testi, quanto nelle musiche—sono pienamente rappresentative di questo spirito, è quasi certamente necessario essere "mezzo matto" come lui. E, infatti, oggi abbiamo finalmente un magnifico interprete di Ciampi -Bobo Rondelli -che con lui condivide l'eccessività e il linguaggio popolare fino all'indecenza, l'attrazione perniciosa per le donne e quella per i più deboli, il profondo, surreale e inspiegabile gusto poetico, ma anche l'allergia per la normalità e per il successo -come ben mostrava il bel documentario che nel 2009 gli ha dedicato Paolo Virzì, L'uomo che aveva picchiato la testa, dal titolo del brano che per primo lo rese noto, negli anni '90.

Bobo Rondelli Ciampi l'ha sempre cantato, in mezzo ai suoi pezzi—che al suo predecessore concittadino molto devono—e a quelli di altri cantanti dello stesso periodo, magari più fortunati di Ciampi come Celentano. Ma era fatale, vista la condivisione di così tanti tratti culturali e caratteriali, che a un certo punto della sua attività artistica dedicasse un intero spettacolo esclusivamente al suo repertorio. Cosa che è accaduta con "Ciampi ve lo faccio vedere io," nel quale i brani dell'altro livornese vengono presentati assieme a una formazione minimale: accanto a lui solo una tastiera (Fabio Marchiori) e una tromba (Filippo Ceccarini), per esaltare i testi e colorarli solo di intensa drammaticità. Del resto Rondelli, che pur ha esordito con gruppi di ispirazione rock come Ottavo Padiglione, non è nuovo a contesti musicalmente raffinati: ha infatti all'attivo uno splendido album con, tra gli altri, Stefano Bollani e Mirko Guerrini, Disperati intellettuali ubriaconi, e uno con l'Orchestrino, ensemble di jazzisti come Dimitri Espinoza, Tony Cattano e Beppe Scardino, Come i Carnevali.

Una delle prime uscite di quello spettacolo avemmo modo di vederla presso la FLOG di Firenze, il 2 ottobre del 2015, in occasione di Musica dei Popoli. Iniziato con alcuni dei pezzi più duri di Ciampi, come "Vino rosso" e "Miserere," "Tu no," "Natale è il 24," fino a "Ha tutte le carte in regola" -canzone quasi programmatica dell'artista "maledetto" -e "Sporca estate," la cui rima principale (...figli come mi mancate...) rimanda a un tema spesso trattato—anche per ragioni autobiografiche—nelle canzoni di Rondelli, quello della insofferenza maschile per la famiglia accompagnata però dalla sofferenza della sua inevitabile dissoluzione. Altro elemento in comune con Ciampi.

Dopo vari siparietti cabarettistici di cui Rondelli è maestro e altri brani di Ciampi—"Dulcinea," "40 soldati, 40 sorelle," "Io e te Maria"—svettava una "Guarda che luna" da brividi "a voce nuda," cioè del tutto senza amplificazione nella sala vasta e altra dell'auditorium—ovviamente promettendo, dopo le 2 di notte, anche altre nudità... Con menzione per Ceccarini, ottimo nell'accompagnamento alla tromba. Poi, di nuovo Ciampi: da "Sul porto di Livorno" a "Lungo treno del sud," e—dopo la fulminante battuta "alla fine non so più se Piero Ciampi era Jim Morrison o viceversa...."—l'apoteosi con "Adius," il brano del lungo, insistito, ostentato vaffanculo, che Rondelli si è gustato in tutta la sua eccessività.

In un concerto lunghissimo -oltre due ore -c'era stato tempo anche per "Canzone" di Don Backy, per il suo "Qualche volta sogno," dedica alla madre tratta dall'allora ultimo CD Come i Carnevali scritta poco dopo la sua scomparsa, e poi ironie su Ligabue, un aneddoto su un disgraziato concerto di qualche anno fa assieme nientemeno che a Rocky Roberts, fino gli omaggi finali a due che con Ciampi qualcosa condividevano: Tenco di "Un giorno dopo l'altro" e De André de "La canzone dell'amore perduto." Qualcosa, ma non tutto: non gli eccessi, non la stralunata surrealtà, non l'ostentata grevità popolaresca. Forse, perché non erano nati a Livorno.

Bobo Rondelli
Bobo Rondelli canta Piero Ciampi
Sony Music
Valutazione: * * * *

Un mese e mezzo dopo quel concerto, durante una replica tenutasi al Teatro delle Commedie di Livorno il 19 novembre, lo spettacolo venne registrato e poi pubblicato su CD con il titolo Bobo Rondelli canta Piero Ciampi. Dopo essere stato distribuito in allegato al quotidiano livornese "Il Tirreno" in dicembre, è poi uscito nel marzo del 2016 per la Sony, stavolta però non solo corredato da un libretto ricco di foto e testimonianze, ma anche accompagnato da un secondo CD dove Ciampi canta se stesso.

Essendo un live, il primo disco conserva le suggestioni del concerto e anche una parte almeno delle sarcastiche invenzioni di Rondelli, articolandole attraverso sedici brani, tra i quali tutti quelli citati in precedenza esclusi quelli non a firma di Ciampi. Il secondo CD, invece, è in buona sostanza una raccolta di diciannove tra i brani più rappresentativi di Ciampi, tra i quali otto sono comuni al primo -permettendo così un confronto tra le interpretazioni -e gli altri completano il ritratto dell'artista "maledetto." Tra questi ultimi è il caso di menzionare almeno l'irritante eppure commovente "Te lo faccio vedere chi sono io" e, soprattutto, l'apparentemente sconclusionato "Mia moglie," che nel suo procedere sorprendentemente lungo (supera i sei minuti) diviene sempre più toccante e poeticamente struggente.

Globalmente, Bobo Rondelli canta Piero Ciampi è un lavoro non solo -come molti hanno osservato -importante e meritorio, perché torna di nuovo a far conoscere l'opera di un artista originalissimo e troppo poco noto, ma anche molto bello, perchè si avvale da un lato delle straordinarie qualità di Rondelli, la cui voce ha un timbro splendido e una sorprendente duttilità, dall'altro rispolvera alcune gemme assolute di Ciampi, che è una gioia riascoltare e ancor più, per chi non le conosca, scoprire.

Elenco dei brani e musicisti:

CD 1: Livorno; Non so più niente; Ha tutte le carte in regola; Tu no; Il vino; Il merlo; 40 soldati 40 sorelle; Ma che buffa che sei; Io e te Maria; In un palazzo di giustizia; Sporca estate; Il Natale è il 24; Sul porto di Livorno; Lungo treno del sud; Adius; Fino all'ultimo minuto.
CD 2: L'amore è tutto qui; Il vino; Te lo faccio vedere chi sono io; Adius; Io e te Maria; Andare camminare lavorare; Ha tutte le carte in regola; 40 soldati 40 sorelle; In un palazzo di giustizia; Il giocatore; Il lavoro; Tu no; Mia moglie; Ma che buffa che sei; Cosa resta; L'incontro; Quando ti ho vista; Barbara non c'è; Livorno.

Bobo Rondelli: voce, chitarra; Fabio Marchiori: tastiere; Filippo Ceccarini: tromba.

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