Charles Lloyd - Maria Farantouri: Athens Concert

E' l'ineffabile materia di cui è fatta la poesia a dare un denominatore comune a questi due artisti, una materia fortemente sedimentata in una lunga frequentazione (i due si sono conosciuti una decina di anni fa) tanto da raggiungere un equilibrio del tutto unico tra anime musicali solo apparentemente diverse.

Il canto lontano, per certi versi arcano e profondissimo, della Farantouri si impone con una fermezza autoritaria sui suoni innervati di swing e sull'espressività della formazione che, quando è raggiunta dalla lira e da un secondo pianoforte, sembra aprire la strada a un'incontro globale e senza tempo.

Vi si riconoscono dei fili rossi che congiungono il Peoloponneso a Memphis e che trovano in molti brani (a partire da "Requiem" e dalle "Greek Suite") un terreno perfettamente consono alla lontana tradizione greca (e in alcune cantate il richiamo delle cadenze e del ritmo potrebbe estendersi a una più generica tradizione mediterranea) ma anche agli indiani d'America, al blues e alla New Orleans di cento anni fa.

Athens Concert è un disco sicuramente impegnativo - ovviamente non per la sua durezza, ma per i sapori agrodolci che cerca di conciliare - ma è anche un coraggioso atto di fede nella musica come linguaggio senza confini, sulla strada dell'ennesimo incontro tra sacro e profano.

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