Sanubar Tursun: Arzu

Sono appunto la cantante e il fratello maggiore i responsabili di questo notevole CD, che riunisce materiale registrato nel 1999 (sei brani, tutti in duo tranne il solitario "Derdi Tolidur Yarning"), 2000 (quattro episodi, tutti monologhi, stavolta, escluso il conclusivo "Waderiha") e 2005 ("Wedem Bilen," altro monologo). Oltre che prodursi alla voce, elemento attorno a cui di fatto ruota un po' tutto, nei brani in solo Sanubar Tursun suona il dutar, un liuto a due corde, con cui si misura invece il fratello allorché la affianca, aggiungendo satar - a sua volta un liuto, però ad arco e a otto corde - e tamburi vari.

Ne vien fuori una musica decisamente vitale, a tratti persino rigogliosa, senza fasi di stanca o di torpore; una musica attraversata da quel senso ritualistico (quasi liturgico) che è tipico di determinate tradizioni (e non solo, del resto), col riproporsi di dati moduli climatico-espressivi anche in un paio di pezzi di durata decisamente inusuale: i quattordici minuti di "Ishchan Yigityurushi," suite quadripartita, e i quasi ventidue, addirittura, dell'ultimo brano.

Ovunque perfetta la simbiosi tra vocalità - piena ed evocativa, teatrale senza strafare - e contorno strumentale (che non manca di sezioni "dedicate," per esempio in "Ajam," che oltrepassa pur sempre gli otto minuti, e in chiusura di disco), per un album assolutamente raccomandabile, che trascende senza dubbio alcuno i confini del pur preziosissimo documento.

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