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America’s Music Legacy
ByAmerica's Music Legacy: Folk / Blues / Dixieland Jazz / Soul
MVD Visual
Valutazione: 2,5 stelle
Ha un taglio decisamente divulgativo questa serie di DVD dedicati alla musica americana nelle sue varie accezioni. America's Music Legacy risale agli anni Ottanta (i quattro di cui ci occupiamo vanno dall'82 all'85) e vengono ora riproposti con l'effetto di risultare anche un tantino datati.
La struttura di ogni volume è sempre la medesima: il cuore della "vicenda" ha un'unica sede, dove i vari artisti si avvicendano, anche in frequenti reunion; c'è un presentatore, che è anche musicista, e come tale si ritaglia nel corso dello show (la durata dei DVD svaria dall'ora e mezza alle due ore) un suo spazio personale (con quale e quanta parsimonia vedremo più avanti), inframmezzando le esibizioni con brevi interviste, il tutto a sua volta intercalato da "pillole" storiche (veloci clips, per lo più) riguardanti chi non c'è più o non era disponibile.
Procedendo per numero di catalogo, il primo DVD è quello riguardante il folk, che si rivela da subito alquanto disinvolto, benché la seconda artista in scaletta sia Buffy Sainte-Marie, pellerossa canadese (sua l'immagine in copertina), con almeno uno dei due brani a lei destinati, in versione one woman band, senz'altro apprezzabile. Nei parlati del presentatore (che è il cantante-attore Theodore Bikel, fra l'altro presente in un episodio del Colombo televisivo, Prova d'intelligenza, del '77, oltre che voce narrante, sei anni prima, dello zappiano 200 Motels), si recuperano figure quali Leadbelly e Burl Ives, mentre alcune successive presenze (tipo i New Christy Minstrels) si fanno lievemente imbarazzanti. A rialzare il tono provvedono, a macchia di leopardo, figure un po' più di sostanza quali Odetta, Hoyt Axton e Doc Watson, tutte nel segno dell'abbinamento voce/chitarra (o chitarre, rigorosamente acustiche), nonché - non foss'altro che per l'originalità - Jean Ritchie col suo singolare dulcimer, e naturalmente Dave Van Ronk, la cui vocalità aspra e vagamente sulfurea prelude in qualche modo a un Tom Waits (ovviamente assente).
Passando al DVD sul blues, c'è anzitutto da notare come vi s'infittisca da subito - fisiologicamente, in fondo - la parte dei rimandi storici (da Bessie Smith a Billie Holiday, da Jimmy Rushing a Mamie Smith, e poi Satchmo, Basie, Joe Turner). Il secondo a proporsi è comunque B.B. King (c'è lui, qui, in copertina), con tre brani, peraltro un po' troppo squilibrati a favore del cantante sul chitarrista. Seguono Eddie Vinson e due consecutive reunion di Linda Hopkins, prima con lo stesso B.B. King, poi con l'altoista Vi Redd (ma nel corpo degli strumentisti che accompagnano questo e quel solista, c'è gente del calibro di Harry Sweets Edison alla tromba e Teddy Edwards al sax tenore), e ancora Joe Williams (anche in duo con Esther Philips) e Brownie McGhee.
E' ovviamente il successivo Dixieland Jazz, datato 1985, il volume più adatto ai palati squisitamente jazzistici. Lo apre Woody Herman (destinato a lasciarci appena due anni dopo), affiancato da una small band in cui figurano altri gloriosi veterani quali Eddie Miller, sax tenore, e Peanuts Hucko, clarinetto. Segue una digressione storica ruotante attorno a Louis Amstrong (anche in coppia con Sinatra) e subito dopo, in diretta, un suo clone in gonnella, Clora Bryant. Il banjoista Scotty Plummer dà subito dopo la stura a una sorta di fil rouge di tono piuttosto spudoratamente circense che snocciola poi via via fischiatori, ballerini molto oleografici, un trombone suonato con i piedi (fuor di metafora), cantanti agghindate come certe bambole della nonna, e altro ancora. In tanto gioiosa compagnia, trova modo d'insinuarsi a ogni piè sospinto il buon Al Hirt, presentatore oltre che trombettista, il quale non manca di sfruttare il primo ruolo per concedere al secondo un generoso personal show, dal tasso artistico assai vago. Per fortuna arrivano anche alcuni valorosi senatori, da Johnny Guarnieri (in piano solo) a Teddy Buckner, oltre a Bob Crosby (di persona) e un filmato fin troppo spinto sul filone ridanciano di Fats Waller. Il tutto per poco più di un'ora e mezza di durata.
Chiude la quaterna (che non esaurisce peraltro l'insieme della collana) il DVD dedicato al soul, dove il primo a porsi sotto i riflettori è un James Brown (pure in copertina) sporto pericolosamente sull'orlo della pacchianeria più smaccata, nonché sovrabbondante in quanto a durata. Segue Ben E. King, quindi - in estrema sintesi - Rufus Thomas, che peraltro non ci aiuta granché a eludere la melassa generale. Un filmato d'epoca coglie ancora Otis Redding alle prese con "Satisfaction," e poi prendono il via i ritorni, tutt'altro che agognati (e necessari), di questo e quello, senza farsi ovviamente mancare il tuttinpista finale di rito.
In conclusione, qualcosa di buono c'è (nulla, peraltro, di memorabile), ma la paccottiglia è veramente tanta, in queste sette ore di musica per l'occhio (più che per l'orecchio, verrebbe da dire). Una collana fin troppo scopertamente, supinamente, divulgativa, si diceva all'inizio, per appassionati alquanto generici. O inguaribili nostalgici.
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