Nicholas Christian - Matt Milton - Eddie Prévost - Bechir Saade: A Church Is Sacred Only to Believers

Libanese è anche l'etichetta che pubblica il disco, ovvero la Al Maslakh [il mattatoio, nomen omen] di Mazen Kerbaj, avamposto d'improvvisazione radicale in una città, Beirut, dove il radicalismo, di solito, è associato ad altro.

Titolo provocatorio solo in apparenza, si diceva qualche riga fa, perchè, con mirabile metafora coniata dallo stesso Prévost, la chiesa alla quale si riferisce il titolo è la musica [anche improvvisata] basata su forme consolidate, cristallizzate, in alcuni casi persino istituzionalizzate; mentre i credenti sono i musicisti che a quelle forme [quella musica] si aggrappano. Le nozioni di musica e musicalità, spiega Prévost nelle note di copertina, possono essere addirittura un fattore inibente del fare musica. E dunque che resta? Restano il suono e l'istante, la ricerca di nuovi suoni e nuove relazioni musicali nel qui e nell'ora. Il tutto declinato secondo la formula della migliore improvvisazione di stampo elettroacustico, la stessa che, forse inaspettatamente, sta facendo nuovi proseliti di qui e di là dell'Atlantico [si veda, ad esempio, il recente incontro fra John Tilbury, altro AMM, e i Polwechsel nel bellissimo Field, uscito per Hat Hut].

Le cinque tracce in scaletta, rigorosamente titolate in modo seriale, vivono dunque di suoni sovrapposti: picchiettii, ticchettii, soffi, palpiti, sfregamenti, ronzii di vario genere. Gli strumenti sono ridotti a pura assenza di musicalità, in un libero fluttuare del tempo e dello spazio. L'orizzonte auditivo è un cupo ribollire di piccole onde e increspature ai limiti del percettibile, in un gioco di essenzialità condotto a volumi bassissimi.

Il viaggio è affascinante, ma solo per chi ci crede, ovviamente.

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