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The New Village - Live In Sardinia
ByThe New Village - Live In Sardinia
Isola dei Suoni
(2009)
Valutazione: 4 stelle
Questo DVD documenta un concerto New Village di Enzo Favata, che unisce un sestetto di jazzisti con un tradizionalissimo quartetto vocale "a cappella" come i Tenores di Bitti. Il concerto si è tenuto presso l'auditorium del conservatorio di Cagliari il 19 dicembre del 2007, cioè all'incirca all'uscita del disco che la formazione ha realizzato per Il Manifesto, registrato poco più di un anno prima. Anche se, rispetto a quel bel lavoro, vi sono alcune tracce in più, musicalmente il video non aggiunge molto; come sempre in questi casi, il valore aggiunto è dato dalla possibilità di assistere visivamente all'interazione tra i musicisti. Il che è sempre molto, ma in questo caso ha un valore superiore rispetto ad altre occasioni. E questo per almeno quattro ragioni.
La prima è proprio la composizione del gruppo, che vede assieme realtà culturalmente così diverse e che col solo audio possono apparire assai meno relazionate di quanto non siano in realtà. Ne siano esempi il passaggio in cui, poco prima di metà concerto, sullo sfondo del sestetto che improvvisa su temi liberi, i quattro tenores improvvisano una partita di morra entrando scenicamente nelle pause, e quello in cui, nel bis, si lanciano nel ballo sardo mentre i musicisti improvvisano a modo loro sulla tradizionale "Comare mia".
La seconda è che la musica vocale sarda è assai più apprezzabile se se ne colgono le componenti organizzative, come la disposizione dei quattro componenti, la turnazione degli interventi vocali, la disposizione fisica per l'emissione del suono, ecc.
La terza è che anche il genere di jazz messo in scena dal sestetto di Favata è più apprezzabile quando se ne possano seguire anche visivamente sviluppo e relazioni. Ne sia esempio la suite iniziale, con il contrabbasso di Danilo Gallo che introduce l'ingresso degli altri musicisti, la cui interazione percettiva costituisce la sostanza della musica.
La quarta ragione, infine, consiste nel fatto che alcuni dei protagonisti svolgono ruoli che sono assai meglio compresi se osservati, oltre che ascoltati. È questo il caso di Daniele Di Bonaventura, impegnato al piano - strumento per lui relativamente inusuale - in un lavoro di giunzione tra le altre voci, che tuttavia gli apre spazi di delicata espressività. Così come è il caso di Alfonso Santimone, del quale è più agevole visivamente cogliere il significato del (difficile) lavoro al Fender Rhodes e all'elettronica, sullo sfondo così "stridente" del canto a tenores. Ed è il caso di U.T. Gandhi, che è utile e interessante osservare nell'alternanza di percussioni acustiche ed elettroniche, e in ascolto attento dei propri partner, per cogliere il momento giusto del delicato intervento ritmico.
Forse meno necessarie sono le immagini per apprezzare lo splendido lavoro di Gallo, così come le linee disegnate dalla tromba di Riccardo Pittau o dai sassofoni di Favata. Tuttavia, l'accurata realizzazione del video - che non si limita alla ripresa fissa, ma alterna costantemente primi piani e campi lunghi, sfumando ora sull'uno, ora sull'altro musicista e - quando contemporaneamente in scena - ritmando la relazione tra sestetto strumentale e quartetto vocale, esalta ogni aspetto di una musica di per sé suggestiva, originale, coraggiosa e - a dispetto della apparente incongruità degli accostamenti - convincente.
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