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Tabula Rasa Ensemble - Sonoris Causa

Tabula Rasa Ensemble - Sonoris Causa

Courtesy Roberto Testi

Tabula Rasa—Chigiana-Siena Jazz Ensemble dir. Stefano Battaglia
Palazzo Chigi Saracini
Sonoris Causa
Siena
11 aprile 2025

Prosegue il suo percorso di ricerca Tabula Rasa, l'Ensemble Chigiana-Siena Jazz diretto da Stefano Battaglia che ormai da sei anni, in formazione variabile, presenta i suoi esiti in concerto a Siena, ma che da oggi in poi, con la creazione dell'etichetta Centripeta, ne permetterà l'ascolto anche su CD a coloro che non abbiano potuto assistere alle rappresentazioni dal vivo.

La nuova etichetta —presentata proprio in occasione del concerto dell'ultimo progetto dell'Ensemble, Sonoris Causa, alla presenza dello stesso Battaglia, di alcuni musicisti e dei vertici della Chigiana e di Siena Jazz —si propone come uno spazio aperto a ogni tipo di musica, aldilà dei generi, ma ha come prima intenzione proprio documentare tutti i lavori fin qui realizzati da Tabula Rasa: la prima uscita, infatti, è un cofanetto di tre dischi che rende disponibile Kum!, il progetto eseguito dall'Ensemble nell'ottobre del 2020 presso la Chiesa di S. Agostino a Siena.

Sonoris Causa è stato invece eseguito presso la sede della Chigiana, Palazzo Chigi Saracini, e ha per ispirazione il suono stesso, inteso come centrale non solo per la musica, ma per la vita tutta. Diviso in nove sezioni, ciascuna con dedica a personalità che hanno contribuito ad arricchire il concetto di suono e a mostrarne in vari modi la sua rilevanza (da Hazrat Inayat Khan a Giacinto Scelsi, passando per Aleksandr Skrjabin, Mark Rothko e Vassilij Kandinskij), il lavoro era sotto tutti i punti di vista più raccolto e sintetico dei precedenti: più contenuta la durata, circa un'ora e venti; meno mutevoli gli episodi, perlopiù raccordati dalla relazione tra le voci e il pianoforte; più piccolo l'organico, un ottetto composto dal piano di Battaglia, al centro della scena assieme al violoncello di Dagmar Bathmann, dal vibrafono di Nazareno Caputo e le percussioni di Omar Cecchi, a fare da ali di sfondo, dall'oboe e il clarinetto basso di Christian Thoma e i flauti di Stefano Agostini sulla sinistra e dalle voci di Elsa Martin e Emanuela Maglione (alle quali all'occasione si aggiungeva anche quella della Bathmann) a destra.

Come per tutti gli altri progetti dell'Ensemble, il lavoro scaturiva da una serie di indicazioni di Battaglia, in parte anche grafiche, sulle quali si erano svolte alcune giornate di lavoro seminariale, così da permettere sia un'ottimale amalgama delle improvvisazioni con le indicazioni scritte, sia un'attiva partecipazione creativa dei musicisti.

Il concerto si è aperto con un intervento delle percussioni, che hanno introdotto le due voci accompagnate da un flauto ligneo. Allo sfumare del quadro ha fatto seguito un duetto di oboe e pianoforte, cui si sono aggiunti prima il violoncello, poi il flauto traverso. Dopo un breve intermezzo di gong, l'intero organico si è prodotto in un crescendo narrativo nel quale spiccava il clarinetto basso di Thoma. La parte successiva si è sviluppata in un aggregarsi di suoni: stridori dell'archetto sul vibrafono, rintocchi del piano, lievi percussioni, piccole emissioni del flauto inseguiti dalle voci, con clarone e violoncello a fare da controcanto basso. Senza soluzione di continuità, un gran duetto di piano e flauto, dove la classica sfiorava il jazz, ha poi aperto su un lungo trio vocale fuori dal tempo, con intrecci in continuo mutamento, grazie anche alla diversità timbrica ed espressiva delle tre vocalist. Minuti di bellezza cui s'è aggiunto l'accompagnamento del piano, fino allo sfumare delle voci, sostituite dal flauto di legno e dagli stridori delle percussioni.

Caratterizzato dall'incedere del piano, l'episodio successivo era in parte colorato da vibrafono e violoncello; vi trovavano poi posto i soli dell'oboe e della voce della Martin, quest'ultima su splendide vocalizzazioni acute di enorme espressività, che facevano volare altrove, ripetute dopo una breve pausa, stavolta però accompagnate dall'intero organico. Al successivo cambio di scenario era di nuovo protagonista il pianoforte, prima in suggestivo duetto con le percussioni, poi con un incedere circolare che dettava il movimento all'intera formazione, fino all'inanellarsi di una serie di duetti: tra clarinetto basso e voce, tra flauto e vibrafono, tra questi e il piano.

A un lungo e virtuosistico lavoro vocale della Maglione —più lirica della Martin, anche se sempre vocalist più che cantante —è stato poi sostituito dall'umanissima voce del corno inglese, sostenuto dal violoncello della Bathmann, che al contempo interveniva alla voce con i suoi toni scuri. Il rintocco dei gong di Cecchi ha introdotto l'ultimo episodio, condotto dal flauto e dall'intero trio vocale, su un sottofondo di percussioni alle quali partecipava anche Battaglia. Il successivo duetto tra le voci e l'oboe, cui si sono aggiunti prima il piano, poi il violoncello, ha infine dato vita a una potente narrazione lirica alla quale si sono pian piano uniti tutti gli altri, giungendo a un'intensa conclusione a pieno organico.

Un concerto, in sintesi, decisamente emozionante per la nitidezza del suono (al quale era peraltro dedicato), per l'inventiva dei singoli e per la compattezza dell'Ensemble, elementi talmente stringenti da far sì che la musica, pur complessa e da seguire con attenzione passo per passo, non mostrasse all'ascolto alcuna difficoltà o pesantezza. Merito di Battaglia, autore e direttore, merito dei musicisti, tutti eccezionali, ma merito anche della freschezza derivata dalla loro comune ricerca di innovazione creativa e dall'ampio spazio dato all'improvvisazione. Cose, come sappiamo, non proprio comuni, che qui a Siena si coltivano e che, con la nascente etichetta Centripeta, si proverà a far germogliare anche altrove.

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