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Stefano Bollani Danish Trio (feat. Jesper Bodilsen - Morten Lund)
ByIl Danish Trio di Stefano Bollani, Jesper Bodilsen e Morten Lund compie dieci anni. Tre dischi all'attivo, presenza fissa alla prima edizione del programma televisivo Sostiene Bollani (la prossima partirà a fine settembre), il gruppo celebra la ricorrenza con un tour tra Italia e Danimarca. Dopo una data bolognese che ha visto sul palco anche Enrico Rava, Bollani e soci sono approdati a Pavia venerdì 8 marzo. Sede del concerto era il Teatro Fraschini, pieno come non accadeva da un pò, almeno per la musica. Tra il pubblico, sia i fan affezionati del trio sia i frequentatori abituali della stagione concertistica del teatro, orientata più alla classica che al jazz. Tante le persone curiose di ascoltare dal vivo "quel bravo pianista che ho visto a Sanremo," dove Bollani ha suonato, nella penultima serata del festival, in piano solo e con Caetano Veloso, a replicare un incontro già avvenuto ad Umbria Jazz.
I tre musicisti hanno dato l'impressione di divertirsi parecchio. Il relax contagioso, la confidenza dell'interplay, i soli lunghi e ben costruiti hanno scandito tutto il set.
La proposta di repertorio è stata quella cui il trio ci ha abituato. Canzoni, soprattutto canzoni: europee ed americane, vecchi standards e brani che allo status di standard probabilmente sono già arrivati, anche se non li si chiama ancora così. S'andava dallo swing feroce di "How Deep Is the Ocean" all'incedere indolente di "Billie Jean," tributo insieme a Micael Jackson ed a Caetano Veloso, senza tralasciare Jobim ("Retrato em branco e Preto," "Brigas nunca mais"). Il tutto corredato da un paio di composizioni di Bollani (una ha un titolo ancora provvisorio... "No Pope No Party") ed una di Bodilsen, dedicata, guarda caso, a Caetano Veloso.
I tre si sono prodotti in interminabili finali, con continui rimandi e citazioni, per l'estrema soddisfazione del pubblico più jazzofilo. Tra gli episodi più interessanti, fa piacere citare un'ispirata versione de "La tieta" di Joan Manuel Serrat (resa celebre in Italia da Mina con il titolo "Bugiardo e incosciente"), oltre alla già menzionata "Billie Jean," che Bollani ha interpretato cimentandosi in un canto straziato -tra Capossela e Tom Waits- punteggiato da onomatopee che non si sa s'erano versacci o piuttosto echi del fantasma di Demetrio Stratos. Forse entrambe le cose.
Come di consueto, non sono mancati siparietti, tali e tanti che raccontarli tutti sarebbe impresa ardua: da segnalarsi un Bodilsen Skatter durante i bis ed un Lund che, alla maniera di Bennink, suona quel che gli capita a tiro, non facendo differenza tra il contrabbasso, la panchetta del pianoforte e Bollani.
Resta poco altro da dire, se non che il pubblico, all'uscita, sembrava unanimemente entusiasta della serata e che, in attesa di un disco nuovo (l'ultimo, Stone in the Water per la ECM, è del 2009) a Pavia si è ascoltata tanta musica non presente nella discografia del trio, a testimonianza della sua capacità di rinnovarsi, pur rimanendo in un ambito espressivo ben codificato e riconoscibile.
Foto, di repertorio, di Antonio Baiano.
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