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Exploding Star Orchestra: Stars Have Shapes

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Exploding Star Orchestra: Stars Have Shapes
Per quanto stupidino e anacronistico possa suonare il giochino - specialmente in tempi in cui le narrazioni attorno al jazz hanno decisamente cambiato faccia - se dovessimo eleggere il campione [e solo uno] dell'ultimo decennio, il mio voto andrebbe a Rob Mazurek.

Il cornettista e compositore americano sta dimostrando infatti come si possa portare avanti una poetica convincente, fresca e mai ripiegata su se stessa con differenti progetti, dall'ormai collaudatissimo Chicago Underground Duo al vibrante combo Sao Paulo Underground, dal quintetto al trio Starlicker, passando ovviamente per questa Exploding Star Orchestra che disco dopo disco demolisce allegramente un po' di luoghi comuni.

In primis smentisce - come anche la Territory Band di Vandermark riesce a fare - la convinzione che gli organici allargati siano occasionali o comunque formazioni poco significative. Poi ridefinisce con grande precisione le potenzialità di un'orchestra oggi: non solo somma di sezioni da riempire e combinare con creatività, ma vero e proprio ambiente sonoro popolato di creature che si muovono e reagiscono con tempi e modi differenti, senza che il leader [e di conseguenza l'ascoltatore] perda mai la bellezza dell'insieme.

Dedicato a Fred Anderson e Bill Dixon - due musicisti che non solo hanno significato moltissimo per Mazurek, ma che ne hanno anche condiviso una parte di cammino e che in un certo senso sono davvero emblematici di una seminalità di progetto e di processo di cui la musica afroamericana più coraggiosa sta cogliendo oggi i frutti - Stars Have Shapes si apre con gli arpeggi estatici di pianoforte e vibrafono sotto un fischio umano e semplicissimo.

Il brano, dal titolo coltranian-ayleriano "Ascension Ghost Impression," si trasforma poi in una allucinata visione elettoacustica sommersa da onde noise, un viaggio iniziatico al cuore stesso del suono, nel quale gli strumenti sembrano quasi affogare, sopraffatti, salvo poi trovarsi, quando il primo tsunami sonoro si ritira, capaci di un tema armonizzato di incredibile bellezza, incrostato da continui scarti e nuovamente sommerso dall'onda di ritorno. Quello che resta dopo la tempesta è una ricerca di verità sonora quasi primordiale, nuda e frammentata - secondo la tradizione delle avanguardie di Chicago - lirica e conturbante fino alla chiusura con la tromba e la batteria che sembrano rimanere sospese.

La più concisa "ChromoRocker" che segue ha una funzione di raccordo emotivo, con un groove ficcante su cui si inerpicano i solisti con linee nervose, ma non c'è troppo tempo per "distrarsi," perché sin dalle sue prime note "Three Blocks of Light" è in grado di risucchiare l'ascoltatore dentro un nuovo scenario onirico.

Grazie anche all'uso di field recordings e materiale elettroacustico di varia provenienza [le note di copertina citano la pioggia amazzonica come il suono delle anguille elettriche], Mazurek costruisce lungo i quasi diciannove minuti del pezzo un ipnotico trip in cui il tempo sembra fermarsi e dilatarsi a seconda dell'attitudine di chi ascolta, lasciando alle singole voci strumentali la possibilità di aprire domande inquietanti quanto dolcissime.

Spettacolare chiusura con "Impression #1," brano apparentemente più convenzionale nel suo svolgimento formale, ma che proprio perché posto in coda a questo viaggio, intenso depositario di tutti i detriti emotivi raccolti, oltre che sensuale specchio di scintille soliste.

Quadratura del cerchio avant, tra free e camerismo, scrittura contemporanea e stasi drone, l'Exploding Star Orchestra sembra avere ritrovato l'astronave di Sun Ra nel mezzo della foresta tropicale e, rimessi in funzione i comandi, ha scoperto che il segreto non era andare su Saturno, ma portare gli anelli fino a noi per farli danzare.

Track Listing

01. Ascension Ghost Impression #2; 02. ChromoRocker; 03. Three Blocks of Light; 04. Impression #1.

Personnel

Rob Mazurek
trumpet

Rob Mazurek (cornetta, composizione, direzione, costruzioni elettroacustiche); Nicole Mitchell (flauti, voce); Matthew Bauder (clarinetto, sax tenore); Jeb Bishop (trombone); Jason Stein (clarinetto basso); Greg Ward (sax alto); Jason Adasiewicz (vibrafono); Matthew Lux, Josh Abrams (basso); John Herndon, Mike Reed (batteria); Carrie Biolo (percussioni); Jeff Kowalkowski (pianoforte); Damon Locks (word rocker).

Album information

Title: Stars Have Shapes | Year Released: 2011 | Record Label: Delmark Records


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