Simone Graziano Frontal: Sexuality
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Non si appaga della propria musica, Simone Graziano, neppure quando è ben riuscita e gli guadagna il riconoscimento di critica e pubblico: dopo essersi dedicato per un paio d'anni alla forma del trio (clicca qui per leggere la recensione del suo Snailspace) e aver sperimentato dal vivo il piano solo (a quando una documentazione registrata?), il pianista fiorentino torna alla formazione che lo ha affermato a partire dal 2013, presentando questo terzo disco, Sexuality, ancora una volta per Auand. Mapur conservando la cifra di fondo della formazionelo fa senza ripetersi ed esplorando nuove strade.
Il primo cambiamento, palese, è nella composizione del gruppo: Frontal, infatti, muta ancora una volta. Nato come quintetto con i sax di David Binney e Chris Speed, nel secondo album, Trentacinque, vide l'avvicendamento tra quest'ultimo e Dan Kinzelman; adesso a Binney subentra un nuovo musicista: non un sassofonista, però, bensì l'originale chitarrista olandese Reinier Baas. Un cambiamento importante sia per le nuove possibilità timbriche, sia perché spinge fatalmente la musicaanche in passato strutturatissima e libera da modelli tradizionalia essere ancor più un elaborato gioco di incastri sonori, nel quale gli assoli hanno un peso ridotto e ciascuna delle voci trova il proprio significato nell'interazione con le altre. Il tuttova sottolineatosenza mai suonare astratto, grazie a quella liricità in filigrana che è uno degli elementi distintivi del lavoro compositivo di Graziano.
È proprio il nuovo entrato ad aprire il lavoro, con un arpeggio insistito che chiama via via gli altri, per dar vita a un branoKinkaliintenso e coloratissimo, su ritmi vagamente esotici e ricco di riff ostinati, cosa che caratterizza gran parte dei brani veloci di Sexuality. E Baas è protagonista anche nel successivo Afror, prima arrampicandosi su un tema all'unisono con il tenore di Kinzelman, poi con un sorprendente assolo sospinto dalla ritmicaquesta mai cambiata, anche perché affiatatissima e creativadi Gabriele Evangelista e Stefano Tamborrino. Proprio Evangelista trova spazio per un bell'assolo, così come lo trova Graziano per mostrare le proprie qualità pianistichecosa che un po' in tutto l'album accade maggiormente rispetto al passato. Entrambi i brani, come è uso dell'artista fiorentino, presentano molteplici cambi di scena, spesso improvvisi, riguardanti tanto i ritmi, quanto i temi e le dinamiche.
Un po' diversi il successivo Unsleepers, tutto giocato su tempi lenti e atmosfere rarefatte, e il liricamente splendido Purity; quest'ultimo è descrittivo del titolo e tutt'altro che scontato strutturalmente, costruito pariteticamente dai cinque musicisti, anche se senza veri e propri assoli. Il singolare Buran inizia invece fortissimo, prosegue con molteplici cambiamenti di scena, confluisce in un lungo episodio sospeso, per poi procedere in crescendo fino a trovare una conclusione festosa, incentrata su dei minimali e reiterati riff scanditi da sax e batteria.
La traccia conclusiva ed eponima riassume un po' la poetica dell'album: continui mutamenti di scena, ostinati, momenti di forte impatto dinamico accanto ad altri più meditativi, caleidoscopico addensarsi delle voci in un tessuto organico. Con un finale intensissimopezzo di bravura dell'impareggiabile Kinzelmanche teatralmente non guasta, lasciando la voglia di far ripartire il lettore dall'inizio.
Lavoro inizialmente spiazzante per chi amava i precedenti album di Frontal, per i timbri vagamente più elettronici (Graziano vi usa anche il Fender Rhodes, anche se con misura) e per l'accresciuto frazionamento degli sviluppi narrativi, Sexuality è invece una bella evoluzione della musica di una formazione che ormai da sei anni è tra le più interessanti della scena (quantomeno) nazionale.
Album della settimana.
Il primo cambiamento, palese, è nella composizione del gruppo: Frontal, infatti, muta ancora una volta. Nato come quintetto con i sax di David Binney e Chris Speed, nel secondo album, Trentacinque, vide l'avvicendamento tra quest'ultimo e Dan Kinzelman; adesso a Binney subentra un nuovo musicista: non un sassofonista, però, bensì l'originale chitarrista olandese Reinier Baas. Un cambiamento importante sia per le nuove possibilità timbriche, sia perché spinge fatalmente la musicaanche in passato strutturatissima e libera da modelli tradizionalia essere ancor più un elaborato gioco di incastri sonori, nel quale gli assoli hanno un peso ridotto e ciascuna delle voci trova il proprio significato nell'interazione con le altre. Il tuttova sottolineatosenza mai suonare astratto, grazie a quella liricità in filigrana che è uno degli elementi distintivi del lavoro compositivo di Graziano.
È proprio il nuovo entrato ad aprire il lavoro, con un arpeggio insistito che chiama via via gli altri, per dar vita a un branoKinkaliintenso e coloratissimo, su ritmi vagamente esotici e ricco di riff ostinati, cosa che caratterizza gran parte dei brani veloci di Sexuality. E Baas è protagonista anche nel successivo Afror, prima arrampicandosi su un tema all'unisono con il tenore di Kinzelman, poi con un sorprendente assolo sospinto dalla ritmicaquesta mai cambiata, anche perché affiatatissima e creativadi Gabriele Evangelista e Stefano Tamborrino. Proprio Evangelista trova spazio per un bell'assolo, così come lo trova Graziano per mostrare le proprie qualità pianistichecosa che un po' in tutto l'album accade maggiormente rispetto al passato. Entrambi i brani, come è uso dell'artista fiorentino, presentano molteplici cambi di scena, spesso improvvisi, riguardanti tanto i ritmi, quanto i temi e le dinamiche.
Un po' diversi il successivo Unsleepers, tutto giocato su tempi lenti e atmosfere rarefatte, e il liricamente splendido Purity; quest'ultimo è descrittivo del titolo e tutt'altro che scontato strutturalmente, costruito pariteticamente dai cinque musicisti, anche se senza veri e propri assoli. Il singolare Buran inizia invece fortissimo, prosegue con molteplici cambiamenti di scena, confluisce in un lungo episodio sospeso, per poi procedere in crescendo fino a trovare una conclusione festosa, incentrata su dei minimali e reiterati riff scanditi da sax e batteria.
La traccia conclusiva ed eponima riassume un po' la poetica dell'album: continui mutamenti di scena, ostinati, momenti di forte impatto dinamico accanto ad altri più meditativi, caleidoscopico addensarsi delle voci in un tessuto organico. Con un finale intensissimopezzo di bravura dell'impareggiabile Kinzelmanche teatralmente non guasta, lasciando la voglia di far ripartire il lettore dall'inizio.
Lavoro inizialmente spiazzante per chi amava i precedenti album di Frontal, per i timbri vagamente più elettronici (Graziano vi usa anche il Fender Rhodes, anche se con misura) e per l'accresciuto frazionamento degli sviluppi narrativi, Sexuality è invece una bella evoluzione della musica di una formazione che ormai da sei anni è tra le più interessanti della scena (quantomeno) nazionale.
Album della settimana.
Track Listing
Kinkali; Afror; Unsleepers; Buran; Purity; Sexuality.
Personnel
Simone Graziano: piano, Fender Rhodes; Dan Kinzelman: tenor saxophone; Gabriele Evangelista: bass; Stefano Tamborrino: drums, percussions, voice; Reinier Baas: guitar.
Album information
Title: Sexuality | Year Released: 2019 | Record Label: Auand Records
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Instrument: Piano
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