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Roberto Ottaviano Trio al Pinocchio Jazz di Firenze
Firenze
30.1.2016
Protagonista di uno dei due CD dello splendido album Forgotten Matches. The Worlds Of Steve Lacy, il trio diretto da Roberto Ottaviano con Giovanni Maier al contrabbasso e Cristiano Calcagnile alla batteria si è reso protagonista di una delle date più entusiasmanti dell'ottima stagione del Pinocchio Jazz, presentando dal vivo quell'omaggio al grande sopranista che di Ottaviano è stato maestro e a lungo punto di riferimento.
Il programma ha seguito nella sostanza il percorso del disco, anche se su quello la formazione era completato da Glenn Ferris al trombone: un omaggio a Steve Lacy, attraverso una serie di suoi brani, alcuni celebri e altri meno, reinterpretati in modo tanto ossequioso, quanto personale.
Nel live l'aspetto dell'originalità interpretativa è emerso forse più che dal disco, grazie alla dilatazione dei brani, alla libertà dei solisti, all'ampliamento degli spazi di Ottaviano a seguito dell'assenza del secondo fiato e alla percezione diretta dei contributi di Maier e Calcagnile, entrambi costantemente presenti con strepitosi virtuosismi sempre finalizzati all'espressività globale.
Articolato su due set, il concerto ha così offerto un'originale rilettura delle composizioni di Lacy, densa d stilemi espressivi decisamente altri rispetto a quelli propri del grande sopranista ma anche dei suoi abituali collaboratori: se Ottaviano si è infatti avventurato in assoli nei quali l'espressività era meno geometrica e più lirica, meno formale e più materica di quella del Maestro, dal canto suo Maier si è prodotto nelle sue caratteristiche ricerche sonore sulle corde del contrabbasso, da solo o in duetto con l'uno o con l'altro dei due partner, mentre Calcagnile -oltre a un lungo e avvolgente solo verso la fine del concerto -ha costantemente operato con quegli stilemi lirici e non solo ritmici da lui stesso sviluppati, che gli permettono di effettuare entusiasmanti concerti per sola batteria.
Ne è venuta fuori una performance gustosa e intrigante, non meramente celebrativa -così come non un mero omaggio era il disco -e al tempo stesso radicata nel songbook lacyano e già volta verso la realizzazione di sviluppi nuovi, così come contemporaneamente è parsa astratta e concreta, libera ma tematicamente ben definita. Il frutto maturo della lezione di Lacy a Ottaviano, musicista sempre autore di opere eccellenti e personali, cui critica e pubblico purtroppo in genere non prestano l'attenzione che meriterebbero.
Foto
Marco Benvenuti.
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Instrument: Saxophone, soprano
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