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Roberto Gatto Special Quintet "Piacenza Jazz Fest" Teatro Verdi - Fiorenzuola d'Arda 19.03.2006
Il problema, semmai, è di ordine concettuale: quale è il significato di una operazione che se inquadrata sul piano di un canonico omaggio ne uscirebbe con le ossa rotte, mentre l'ottica di una lettura creativa difficilmente produrrebbe esiti perlomeno vicini all'ineguagliabile modello originale? Insomma, detto in soldoni, come è possibile omaggiare uno dei vertici assoluti espressi dalla musica afroamericana nel secolo scorso, senza correre il rischio di una brutta figura ?
Roberto Gatto, da musicista sensibile e consapevole qual è, opta per una terza via: nessun stravolgimento azzardato e pretenzioso, così come nessuna improponibile copia-carbone, ma una profonda conoscenza dell'essenza intima di quella musica, resa con grande rispetto e con altrettanto entusiasmo, dinamismo, e perché no, divertimento. E proprio il piacere del suonare insieme, della scoperta continua di nuovi possibili sviluppi esecutivi, di un interplay incessante e stimolante è stato il tratto distintivo dell'intera esibizione.
Così sul palco del delizioso Teatro Verdi abbiamo assistito al concerto di un gruppo scatenato, ad una sequenza di assoli formidabili, ad una contagiosa esuberanza esecutiva, ad una empatia che ha prodotto piccoli gioielli interpretativi, vere e proprie composizioni nella composizione. Dado Moroni ha sciorinato al pianoforte una lunga serie di prelibatezze sia in fase solistica che di accompagnamento, Flavio Boltro quando si trova in tale stato di grazia ha pochi rivali in quanto a facilità d'esecuzione e a dolcezza timbrica, Daniele Scannapieco ha suonato il sax tenore con grande rispetto della tradizione e altrettanta attenzione alla modernità, Rosario Bonaccorso ha fatto cantare il suo contrabbasso con una ricchezza espressiva sorprendente, Roberto Gatto si è rivelato propellente inesauribile e inventivo.
Lo Special Quintet ha pescato in parti uguali dal periodo ancora legato agli standards (quello con Gorge Coleman o Sam Rivers al sax tenore), così come dal quadriennio '65-'68, quando Miles, insieme a Shorter ed Hancock, riprende a scrivere temi memorabili, pilotando il gruppo verso un equilibrio tra scrittura ed improvvisazione e verso una perfezione formale mai più eguagliati.
Ed in particolare modo su quest'ultimo territorio musicale, tanto affascinante quanto intricato, Roberto Gatto e i suoi compagni di viaggio hanno offerto il meglio di una performance di assoluto livello.
Foto di Danilo Codazzi [ulteriori foto tratte da questo concerto sono disponibili nella galleria immagini]
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