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Roberto Dani
ByUn'esibizione in solo è sempre una prova impegnativa, a maggior ragione se il proprio strumento è la batteria. Dover sostenere un intero concerto facendo esclusivamente ricorso a risorse ritmiche induce facilmente a ricercare l'attenzione del pubblico attraverso eccessi tecnicistici.
Roberto Dani ha brillantemente evitato questo rischio nel suo concerto, in cui ha presentato il suo nuovo CD Drama, realizzato anch'esso in solitudine.
Non che Dani abbia lesinato nell'impiego di abilità tecniche, né ha cercato in alcun modo di dissimularle: alcuni passaggi della performance anzi sarebbero stati impossibili senza la sua grande precisione e velocità. Ma la tecnica era messa al servizio di una chiara idea musicale e anche di un'acuta sensibilità timbrica.
Dietro al linguaggio batteristico di Dani si avverte infatti un grande studio sul tocco, sulla qualità del suono prodotto, e appunto una grande attenzione e sensibilità timbrica, anche nelle minime sfumature e differenze fra i suoni, ognuno dei quali ha una sua ragion d'essere precisa e una sua propria specificità.
Esemplare in questo senso è stata l'apertura del concerto. Dani ha creato un clima molto concentrato, giocando su pochi colpi sparsi e intervallati da silenzi che esaltavano e amplificavano le differenze e le sfumature timbriche dei diversi eventi sonori. Il silenzio diventava una sorta di lente d'ingrandimento che magnificava risonanze, armonici e in generale i dettagli timbrici che, se non isolati nel vuoto, normalmente sfuggono all'attenzione dell'ascoltatore. C'era anche un che di solenne e di austero in questi colpi radi, in questo suono scarno e pieno di silenzio; qualcosa dell'evento rituale, in cui ogni dettaglio, ogni evento, ogni gesto hanno un preciso significato e una loro importanza. C'era anche qualcosa della solennità di un gong cinese nelle lunghe risonanze cariche di armonici dei piatti.
Poi i rintocchi si sono addensati sempre più, fino a diventare una sorta di pioggia fitta e sottile; l'uso quasi esclusivo di percussioni metalliche (piatti, campanelli e sonagli vari, percossi con bacchette di varia foggia e misura) esaltava l'analogia con delle goccioline d'acqua, scintillanti di riflessi e di colori come le risonanze armoniche del metallo. Fino poi a svuotarsi nuovamente alla fine, proprio come lo scroscio di un acquazzone che si placa.
Un altro pezzo particolarmente notevole è stato giocato invece su una dinamica ipercinetica, anche qui sfruttando tutte le possibili sfumature timbriche dei materiali percossi, e delle diverse bacchette impiegate. Anche in questo caso Dani si è concentrato dapprima sui metalli, coinvolgendo poi l'intero set e dando voce infine alla potenza delle pelli, con dei disegni ritmici complessi e soprattutto potenti e velocissimi.
In generale, un concerto rivolto a stimolare l'attenzione percettiva, ad assaporare non solo il fraseggio ritmico, ma soprattutto la specifica natura timbrica degli eventi percussivi e della risultante data dalla loro combinazione, composizione e sovrapposizione.
Foto di Claudio Casanova
Altre immagini di questo concerto sono disponibili nella galleria immagini.
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