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Tsigoti: Private Poverty Speaks to the People of the Party
Tsigoti è il progetto di questo pianista, di cui abbiamo già seguito i progressi, tra l'altro, nel duo con Nicola Guazzaloca nell'album Noble Art, e con Stefano Scodanibbio, suonando uno dei pianoforti di Débussy, a dimostrazione di una storia personale e di una carriera già importanti.
********* e la "sua band italiana" si sono subito trovati ottimamente perché condividono idee estetico-musicali similari anche se partono da background diversi, l'espressione e la vita vissuta con determinazione, la libertà di creare musica suonando il punk, la canzone, il jazz, l'improvvisazione, la musica classica ad uso e consumo della sola ispirazione, alla ricerca di una cosa sola: la libertà.
Con Tsigoti, ************** si avventura nel territorio della canzone, una canzone frastornata, che cerca un modo di comunicare popolare ma torbido, ripartendo dal blues, dove avevano chiuso i Birthday Party di Nick Cave.
E' un coro caciarone che introduce l'album, con ************ non alla batteria, non al sax ma alla chitarra, suonare come gli piace, come (sapeva fare) Arto Lindsay, ancora un po' più a lato.
E' punk selvaggio lo strumentale "They Make Them for They," ma il punk di Tsigoti non può essere scontato, né cerebrale. "Comformist Freedom, Reactionary Tourist," è un brano che parla di anima, mentre la band suona come una macchina elettrica il folk da teatro e apparentemente apolide di Kurt Weill.
Ci ricorderemo comunque, fuori dal frastuono, di un brano proprio bello, che aiuta il nostro animo a farci stare meglio o peggio, non sappiamo, con il pianoforte rotto, scordato, e perfettamente assente nel tempo e nello spazio. Il brano è "(We) Would You if You Could," il suono del blues che viene scritto nel momento stesso dell'esecuzione, strappato al silenzio della pagina bianca e dell'aria vuota.
Ecco invece dove le separazioni tra i generi musicali si frantumano, con "(We?) This is the Days of your Life," prima la fisarmonica del tango, poi la macchina sonora va in riserva e si nebulizza, tra una indecisione compisitiva, uno stop, un ritorno. Ecco l'improvvisazione.
Andiamo a cercare e troviamo ancora il pianoforte solo di ************** (che comunque resta più nuovo e in salute di quello di Ross Bolleter), partecipe, protagonista, coraggioso, di un racconto, di una favola, a cui partecipano chitarra, basso e batteria. "Dust to People to Ashes" riesce nell'intento, perché la nostra immaginazione ci guida, a creare nella nostra fantasia di ascoltatori cosa vorremmo accadesse al suono, come se fossimo noi a suonarlo, nel momento della registrazione, protagonisti, ma ovviamente ci sbilancia, e ci ricorda dove siamo noi, dall'altra parte delle cuffie.
Come diceva Carmelo Bene riferendosi anche a Antonin Artaud: "...qui, Signori, c'è ancora puzza di Dio...".
Track Listing
With a Mirror and a Magnifying Glass; Children Slaves Make Children's Toys; They Make Them for They; Conformist Freedom, Reactionary Tourist; This is a Simplified Response; The SickofWar Traine; (Yes) The Border Crossed Us; (We) Would You If You Can; (Can)Don't Sleep Through This; (We?) This is the Days of Your Life; I May Not Get There With You; Dust To People To Ashes; Everybody Settle Down; This Is How It Is:; Everything Is Easy;But The Sun Don't Wait.
Personnel
Thollem McDonas: vocals, beat up guitar; Jacopo Andreini: guitar; Matteo Bennici: bass; Andrea Carpara: drums; Francesco di Mauro: bajan (1); soprano saxophone (9); Dado Ricci: alto saxophone, bass saxophone (5); Samuele Venturin: accordion (10); Valdesieve Anarcorural Choir (6, 9).
Album information
Title: Private Poverty Speaks to the People of the Party | Year Released: 2010 | Record Label: ESP Disk
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