Federico Calcagno, Stefano Grasso, Filippo Rinaldo: Piranha
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Piranha è la prima pubblicazione di un trio paritetico fin nella firma dei brani (i nove in programma sono suddivisi rigorosamente tre a testa), un lavoro che mescola gli stili e le ispirazioni, dando loro unitarietà entro una cifra inquieta e dalle dinamiche variabili, ma sempre permeate d'intensità.
Ne sono protagonisti Federico Calcagno, clarinettista che si sta imponendo come uno dei giovani talenti più interessanti del nostro Paese (anche se, come diceva in una recente intervista per le nostre pagine, vive parte del suo tempo in Olanda), Stefano Grasso alla batteria e al vibrafono, e Filippo Rinaldo al pianoforte e all'octotrackuna varietà strumentale che si sposa con la variabilità stilistica dell'album.
Alcuni dei brani in programma sono caratterizzati da un'intensità dinamica elevatissima, sospinta da un robusto e mutevole lavoro della batteria, come nel caso di due scritti da Calcagno: "One Way," aperto enigmaticamente da un breve contrappunto tra piano e vibrafono, che supportano potentemente il clarinetto, che qui ricorda l'esuberante espressività di Don Byron; "Spy War," brano centrale dell'album, nel quale è il clarinetto a dettare misuratamente l'avvio, per poi lasciare spazio all'interazione libera di piano e batteria e infine rientrare con espressività drammatica, sostenuto da insistite celle minimali del piano e dall'incedere fragoroso della batteria.
Altrove le atmosfere sono più liriche, come in due brani di Rinaldo, "Bricks" e "Interludio": nel primo la batteria si fa più quieta e il clarinetto basso, pur conservando punte di espressività drammatica, segue maggiormente un percorso narrativo, con il piano che, anche qui, gioca sull'effetto delle reiterazioni di note; nell'altro invece tutto si fa sospeso e malinconico, quasi classicheggiante.
Altrove ancora gli scenari sono contemporanei, come in "The Rite of Strings," di Grasso, dove il gusto minimalista si sposa a una sperimentazione ritmica che dà vita a un costante rincorrersi e sussultare di suoni che richiamanocome da titoloanche il primo Novecento, vestito di panni nuovi.
Sospesa e un po' inquietante la conclusione, descrittiva del titolo"La città deserta"e che ben simboleggia il nostalgico commiato da un lavoro per il resto scoppiettante e molto interessante, così come i tre suoi protagonisti, giovani da seguire tutti con la massima attenzione.
Album della settimana.
Ne sono protagonisti Federico Calcagno, clarinettista che si sta imponendo come uno dei giovani talenti più interessanti del nostro Paese (anche se, come diceva in una recente intervista per le nostre pagine, vive parte del suo tempo in Olanda), Stefano Grasso alla batteria e al vibrafono, e Filippo Rinaldo al pianoforte e all'octotrackuna varietà strumentale che si sposa con la variabilità stilistica dell'album.
Alcuni dei brani in programma sono caratterizzati da un'intensità dinamica elevatissima, sospinta da un robusto e mutevole lavoro della batteria, come nel caso di due scritti da Calcagno: "One Way," aperto enigmaticamente da un breve contrappunto tra piano e vibrafono, che supportano potentemente il clarinetto, che qui ricorda l'esuberante espressività di Don Byron; "Spy War," brano centrale dell'album, nel quale è il clarinetto a dettare misuratamente l'avvio, per poi lasciare spazio all'interazione libera di piano e batteria e infine rientrare con espressività drammatica, sostenuto da insistite celle minimali del piano e dall'incedere fragoroso della batteria.
Altrove le atmosfere sono più liriche, come in due brani di Rinaldo, "Bricks" e "Interludio": nel primo la batteria si fa più quieta e il clarinetto basso, pur conservando punte di espressività drammatica, segue maggiormente un percorso narrativo, con il piano che, anche qui, gioca sull'effetto delle reiterazioni di note; nell'altro invece tutto si fa sospeso e malinconico, quasi classicheggiante.
Altrove ancora gli scenari sono contemporanei, come in "The Rite of Strings," di Grasso, dove il gusto minimalista si sposa a una sperimentazione ritmica che dà vita a un costante rincorrersi e sussultare di suoni che richiamanocome da titoloanche il primo Novecento, vestito di panni nuovi.
Sospesa e un po' inquietante la conclusione, descrittiva del titolo"La città deserta"e che ben simboleggia il nostalgico commiato da un lavoro per il resto scoppiettante e molto interessante, così come i tre suoi protagonisti, giovani da seguire tutti con la massima attenzione.
Album della settimana.
Track Listing
One Way; When My Brain Exploded; The Rite of Strings; Psy War; Bricks; Study for a Portrait; November Blues; La città deserta.
Personnel
Federico Calcagno: clarinet; Stefano Grasso: drums; Filippo Rinaldo: keyboards.
Album information
Title: Piranha | Year Released: 2021 | Record Label: Habitable
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Instrument: Clarinet
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