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Pipe Dream al Pinocchio di Firenze

Pipe Dream al Pinocchio di Firenze

Courtesy Annamaria Lucchetti

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Pipe Dream
Pinocchio Live Jazz
Firenze
19.11.2022

Dopo quattro anni dal precedente disco omonimo, Pipe Dream—una delle formazioni più interessanti non solo del panorama nazionale—torna con un nuovo album e lo fa presentandolo con una breve tournée, che sabato 19 novembre l'ha vista sul palco del Pinocchio Live Jazz di Firenze.

Registrato in realtà quando la pandemia stava solo annunciandosi, nel gennaio del 2020, e missato quando si credeva fosse superata, cioè l'estate successiva, Blue Roads—questo il titolo del nuovo lavoro, ispirato al colore che, nelle mappe americane, hanno le strade secondarie, meno veloci ma più belle e avventurose—ha subito i contraccolpi di quel triste periodo: la sua uscita, nel giugno scorso, oltre che ritardata è stata anche poco annunciata, così da passare quasi inosservata.

Come e più del precedente, il disco è bellissimo, costruito con analoghe modalità: brani composti da tutti i cinque membri della formazione, con una prevalenza per l'amico americano Hank Roberts; il violoncellista, con Filippo Vignato, a comporre la front line, usando spesso anche la voce, in modo singolare e suggestivo; Pasquale Mirra che arricchisce di scintillanti sonorità la scena, prendendosi spesso anche degli assoli; Giorgio Pacorig e Zeno De Rossi generosamente defilati e a sostegno della causa comune, ma ben presenti grazie alle loro uniche capacità di mutare stilemi a seconda della bisogna e comunque formidabili ogni volta che la situazione permette loro di balzare in primo piano.

La performance del Pinocchio, perfettamente riuscita davanti a un pubblico foltissimo, non ha fatto altro che illustrare tutto questo, arricchendolo con la presenza scenica e la visiva percezione della costruzione della musica. Dal nuovo disco provenivano infatti gran parte dei brani proposti nel corso della serata, a iniziare da quello di apertura, che dà inizio e titolo anche al disco, "Blue Roads." Dal vivo hanno particolarmente impressionato Vignato, potente ed espressivo con il suo trombone, ma anche capace di accompagnare gli altri con sorprendente lievità, e Mirra, briosamente esplosivo negli assoli e anch'egli sensibilissimo, con i suoi tanti "oggetti" e con l'archetto sulle lastre, quando la situazione richiede di fare da supporto. Di Roberts c'è poco da dire, se non che è di una classe superiore ed è capace di sorprendere ogni volta, alternando pizzicato, archetto e voce, con la quale racconta i suoi sghembi blues lunari. E inesauribile, visto che, trovatosi con il camerino chiuso al rientro delle quasi due ore di concerto, non s'è perso d'animo: si è seduto su uno sgabello e ha iniziato a improvvisare, per sé stesso...

Ma a convincere sono stati soprattutto la proposta artistica—aperta, composita e complessa, e tuttavia con un'idea drammaturgica di tipo narrativo e con spunti di originale lirismo—e lo spirito collettivo che, come accennato, fa sì che ciascuna delle grandi individualità che forma il gruppo sia costantemente pronta a lasciar da parte il proprio ego per porsi al servizio di una musica fondamentalmente corale.

Spettacolo di altissimo livello, dunque, tra le cose migliori viste quest'anno, giustamente apprezzato e applaudito a scena aperta dal pubblico. E un disco che si candida per essere uno dei migliori usciti nel 2022.

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