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Raoul van de Weide: Passages (contrebasse-solo)
ByL’opera, che denota comunque la perizia strumentale di Van Der Weide, non sembra prendere mai piede, arranca tra pattern ripetitivi, non ossessionanti, ma incapaci di lasciare il segno. Le variazioni che vengono di volta in volta elaborate non riescono mai ad imporsi, in realtà, sul materiale originario, né perché se ne discostano molto, né perché colgono nel segno una soluzione efficace che possa in qualche modo dare effettiva continuità al discorso. L’ascoltatore si chiede dove si stia andando e non ha il senso di avere oltrepassato quel valico che si pone al limite del passaggio, la porta per un nuovo universo sonoro che ci si aspetterebbe dal titolo, forse, un poco pretenzioso.
La presenza di uno strumento unico, indi forzatamente solista, crea delle aspettative di rivoluzione, di enfasi delle peculiarità tecniche, e, nella fattispecie, per quanto riguarda il contrabbasso, dello sfruttamento di sonorità che si esaltano nelle potenziali capacità dello spettro armonico dello strumento. In realtà la sensazione che si coglie è quello di lunghe, raramente interessanti, esposizioni introduttive: niente più, niente meno. “Quando arrivano gli altri ?”, si sentirebbe urlare dalla platea, senza parvenza di risposta dall’altra parte.
A questo punto ci si chiede quale sia il senso generale dell’opera, che, al di là di qualche spunto che meriterebbe maggiore attenzione - mi riferisco agli studi sugli armonici del brano Ankerwolken -, non sembra avere una chiarezza espositiva ben definita. Il Free jazz, a cui l’album fa senza ombra di dubbio esplicita referenza, è, sia chiaro, rottura per antonomasia, ma non per questo priva di significato. Anzi, possiamo dire, che, in quanto rottura, appunto, diventa proposta di nuove forme, di nuovi approcci semantici, nuove modalità di significazione. L’atto improvvisativo è l’esempio più evidente di questa novità, in quanto la libertà assoluta, o quasi, della performance, è atta a cogliere, sorprendere, sfaldare le certezze dell’ascoltatore, insinuare nella sua mente nuovi percorsi evocativi, per poi eventualmente distruggerli nella proposizione di altri ancora. Ma crea, e distrugge, per poi inesorabilmente ricreare!!! La ripetizione è l’asse di congiunzione tra i vari materiali proposti, il legame tra il passato, il presente ed il futuro del pezzo in essere, ma non è mai “staticità”, mai ridondanza...ciò che purtroppo non si può sinceramente dire per il cd in questione.
Track Listing
1. F 4:20; 2. Etude 3:20; 3. Polish and Perish 4:11; 4. Close-up in slow motion 5:15; 5. Ankerwolken 5:30. 6. Song of facts 8:03 7. Arcondition 5:34 8. Bokkenrijdersvariatie 4:29 9. Double 5:36 10. Kotology 3:41
Personnel
Raoul van de Weide (contrabbasso)
Album information
Title: Passages (contrebasse-solo) | Year Released: 2007 | Record Label: GeestGronden
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