Registrato nel corso del tour in terra bulgara datato 1992 (quattro sezioni, ciascuna da una località diversa, la più lunga di poco meno di un quarto d'ora), questo prezioso album coglie all'opera due liberi improvvisatori mitteleuropei di comprovata fede e militanza come lo svizzero Hans Koch e il tedesco Paul Lovens, separati da un solo anno (1948 per il primo, 1949 per il secondo), che dall'alto del loro indiscusso magistero in materia confezionano una performance mossa, vivace, ricca di temperamento, con periodiche pause di riflessione-ripiegamento, a mettere come dei punti, oforse megliodelle parentesi, entro cui è per lo più il drumming lunare, immaginifico e obliquo di Lovens a prendere in mano le redini della musica, senza che ciò impedisca a Koch di dire lui pure la sua, di regola grufolando dentro al clarinetto basso (come accade per esempio nel secondo episodio, In Warna).
Dinamiche ben predisposte e regolate (dominate, controllate), pur entro un tessuto assolutamente aperto e incondizionato, che consentono ai due musicisti di tener desta l'attenzione di chi ascolta, regalando sempre una situazione-soluzione nuova, inattesa, con una sua logica ma, nel contempo, non scontata e prevedibile. Bene così.
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Ecumenico ma (abbastanza) esclusivo, non sopporta la musica – e l’arte in generale – di routine, rassicurante e dozzinale, preferendo, se proprio deve, il brutto all’inutile. Un ideale spaccato dei suoi amori musicali (che non si limitano al jazz; e più o