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Medeski, Martin & Wood feat. Nels Cline

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Blue Note
Milano
08.04.2014

Erano anni che non assistevo ad un concerto strutturato in questo modo. Primo brano: una quarantina di minuti di serrato pedale. Secondo brano: cinque minuti abbondanti di sola batteria, seguiti da altrettanti minuti di solo contrabbasso, prima di entrare in media re, ovvero in un altro pedalone di circa venti minuti. E con questo, fine del concerto.

Non manca certo il coraggio al trio Medeski Martin & Wood, presente per due serate al Blue Note di Milano, in compagnia del chitarrista Nels Cline. Perché hai voglia ad essere uno dei gruppi simbolo della post-fusion, dell'avant-groove, o di qualunque altra definizione si voglia utilizzare per inquadrare (ammesso che ce ne sia bisogno) la loro musica. Alla fine, quando sali sul palco, tutte queste definizioni lasciano il tempo che trovano. Devi trovare la chiave per coinvolgere il pubblico.

Il quartetto ha scelto qui la via più temeraria, di impronta decisamente anni '70 (per intenderci, a metà strada tra il Miles Davis di Bitches Brew e i Pink Floyd con Syd Barrett) e dunque altrettanto decisamente—ai nostri giorni—inconsueta. Il pubblico ne è rimasto inizialmente sconcertato, poi si è lasciato gradualmente coinvolgere dalle atmosfere quasi lisergiche della band ed ha seguito con convinzione.

Dal punto di vista squisitamente musicale, il trio si è presentato in configurazione acustica. Niente organo per Medeski, dunque, ma solo pianoforte, usato prevalentemente in funzione disgregativa. Armonie dissonanti e fendenti che hanno fatto temere per l'incolumità dello strumento, mentre Martin & Wood (che ha alternato basso elettrico e contrabbasso) creavano un fitto ed ipnotico tappeto sonoro. L'ospite Nels Cline, dal canto suo, è stato di fatto il fulcro attorno al quale ha ruotato tutto il concerto. Da autentica eminenza grigia quale è, ha distribuito a piene mani loop, elaborazioni sonore, guizzi e frasi spezzettate, timbri ed armonie stranianti, invenzioni illuminanti.

E dopo cotanto impegno il brano proposto come bis, un sorridente e cantabile blues dall'andamento ternario, aveva quasi il sapore di una meritata ricompensa.

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