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Lo sguardo globale della Clean Feed
ByFondata nel 2001, l'etichetta portoghese Clean Feed [distribuita in Italia dalla JTD] e', nel giro di pochi anni, diventata uno dei nomi piu' apprezzati nell'ambito del jazz creativo.
Una sorta di "bollino di qualita'" che la piccola label si e' conquistata disco dopo disco, ampliando il proprio catalogo sempre piu', guadagnandosi la fiducia di artisti e pubblico che ne hanno premiato il coraggio e la capacita' di presentare dischi avventurosi, ma mai autoreferenziali o privi di quella capacita' di parlare al cuore e alla testa degli appassionati.
Un catalogo che, come anticipavamo, si e' presto ingrandito e conta nomi come Steve Swell, Roy Campbell, Wilber Morris, Gerry Hemingway, Carlos Zingaro, Paul Dunmall, Ken Vandermark, Whit Dickey, Charles Gayle, solo per citarne alcuni.
La grande capacita' dell'etichetta di offrire ad artisti sia europei che americani la possibilita' di fare conoscere i loro progetti piu' personali e coinvolgenti, ricorda in parte l'avventura degli anni d'oro dell'italiana Black Saint, che tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, ha avuto un ruolo fondamentale - tra l'altro in un periodo davvero difficile - nella crescita e la diffusione di alcune delle piu' belle pagine del jazz contemporaneo.
Lo scenario in cui si muove la Clean Feed e' ovviamente diverso, molte cose sono mutate da allora, ma se da un lato le musiche improvvisate e le frange piu' avventurose del jazz hanno oggi moltissime possibilita' di pubblicare, dall'altro ci si trova in un mercato discografico - per quanto di nicchia - in forte trasformazione.
Di questo e di molto altro abbiamo parlato con Pedro Costa [primo da sinistra nella foto in basso], fondatore dell'etichetta.
All About Jazz: Qual e' la scena jazzistica in Portogallo di inzio millennio?
Pedro Costa: Un po' come dappertutto ci sono diverse scene all'interno di una scena.
C'e' una scena mainstream che e' quella prevalente, con moltissimi chitarristi, alcuni dei quali davvero interessanti. Molti di questi musicisti sono particolarmente influenzati dalla musica di jazzisti come Kurt Rosenwinkel o Mark Turner, credo che alcuni di loro troveranno poi una propria strada, ed e' una cosa importante.
Ci sono poi alcuni grandi musicisti della generazione precedente, la cui musica possiede una forte identita', artisti che sono abbastanza conosciuti anche all'estero come Bernardo Sassetti, Carlos Barretto, Mario Delagdo, Alexandre Frazao, Sergio Carolino, Bruno Pedroso, Pedro Gonsalves, Carlos Bica.
Per quanto riguarda i sassofonisti, non ce ne sono tantissimi in Portogallo, cosi' capita che molti strumentisti spagnoli si trovino a suonare dalle nostre parti, artisti come Jesus Santandreu, Liberty Fortune, Perico Sambeat...
Poi c'e' la scena piu' legata all'improvvisazione, che ritengo quella piu' interessante. Musicisti come Rodrigo Amado, Carlos Zingaro, Sei Miguel, Ernesto Rodrigues, Jorge Lima Barreto, Vitor Rua, Fala Mariam, Manuel Mota, Margarida Garcia, Paulo Curado, che stanno facendo cose notevoli. Non c'e' una reale commistione tra le diverse scene, ma penso che presto questo possa accadere, Rodrigo Amado, Carlos Barretto e qualcun altro si muovono in questa direzione.
AAJ: Com'e' incominciata l'avventura della Clean Feed?
PC: E' incominciata come un sogno dieci anni fa. Ma e' venuta alla luce cinque anni fa con me e i miei fratelli, Carlos e Nuno.
Abbiamo incominciato registrando il trio Implicate Order in Portogallo e come distribuendo alcune importanti etichette.
Il primo disco e' uscito poco piu' tardi, quando Rodrigo Amado era gia' entrato a fare parte della compagnia, che e' poi di nuovo mutata quando mio fratello Nuno ne e' uscito e sono arrivati Hernani e Ilidio, mentre quest'anno si sono aggiunti anche Madalena e Jorge e siamo molto soddisfatti di questo.
Cosi' ora abbiamo la distribuzione, l'etichetta e il negozio! Il solo negozio di jazz in Portogallo. Non abbiamo mai realmente discusso di quello che volevamo fare, dei percorsi da seguire, e' stata sempre una cosa istintiva, che si e' poi materializzata in una certa direzione, ma non in modo esplicito.
Questa e' la Clean Feed! Un'etichetta di larghe vedute, molto vicina ai nostri gusti.
Sono ormai diversi anni che ascoltiamo musica assieme e abbiamo imparato a capire come lavorare per migliorare e rendere sempre piu' forte l'etichetta.
Ci curiamo meno del successo e sempre di piu' della musica e questo ha dato maggior successo all'etichetta, perche' la gente e' abituata al fatto che un CD Clean Feed contenga buona musica. Penso che il nostro obbiettivo principale sia di avere un preciso "aroma" Clean Feed!
AAJ: Quali etichette vi hanno ispirato maggiormente? Penso ad esempio come la Clean Feed abbia oggi un po' il ruolo che la Black Saint ha avuto negli anni Settanta e nei primi Ottanta...
PC: Penso che molte etichette ci abbiano fornito ispirazione, non solo alcune, sia per quanto riguarda la musica che per il design. Ma come dicevo, la Clean Feed e' un prodotto naturale delle nostre esperienze e dei nostri gusti, piu' che di qualcosa che abbiamo appreso. Non se ne parla mai, seguiamo solo il nostro istinto.
AAJ: Quali altre etichette ti piacciono in particolare oggi?
PC: Davvero tante: Leo, Moserobie, Eremite, AUM Fidelity, Label Bleu, Thirsty Ear, CIMP/Cadence, Atavistic, Okka Disk...
Credo che al giorno d'oggi le etichette indipendenti siano le piu' interessanti.
AAJ: In pochi anni avete raggiunto le quaranta uscite e gli artisti che incidono per voi sono sempre piu' numerosi e famosi. Come scegliete i dischi da produrre? Quali i prossimi progetti?
PC: Quasi cinquanta cd in quattro anni!
Qualche volta scegliamo i dischi, qualche volta sono loro a scegliere noi!
Questo significa che alcuni musicisti ci mandano i loro progetti e noi li realizziamo quando pensiamo che possano funzionare nel nostro catalogo, altre volte seguiamo tutto dall'inizio, cosa che sta avvenendo sempre piu' spesso.
Avremo una serie speciale dedicata alla chitarra, che partira' con un disco di Elliott Sharp che suona Monk con la chitarra acustica, un vero capolavoro!
Poi il nuovo disco dei BassDrumBone con Ray Anderson, Mark Helias e Gerry Hemingway, il trio di Will Holshouser, un disco in trio con Charles Gayle impegnato solo al contralto, un nuovo lavoro di Dennis Gonzalez, e l'Otomo Yoshihide New Jazz Quintet con Mats Gustafsson.
AAJ: Oggi piu' che mai, i musicisti americani piu' creativi sembrano cercare e avere bisogno di scambiare esperienze e idee con i colleghi europei. Cosa ne pensi?
PC: Penso che la musica come ogni altra arte debba essere piu' aperta possibile. Credo sia questo che ci trattiene dall'ucciderci l'un l'altro.
L'arte e' il bello nella persona umana e la cooperazione e' essenziale in questo. Sono d'accordo con te quando dici che i musicisti americani sembrano oggi piu' aperti che mai ed e' una cosa estremamente positiva. Questa apertura e' quella che ha permesso al jazz europeo di crescere negli ultimi cinquant'anni e funzionera' certo anche per altri... nella nostra etichetta c'e' piu' di un esempio a riguardo.
AAJ: Nel vostro sito internet dite: "L'obbiettivo dell'etichetta e' quello di avere il mondo intero come campo d'azione, utilizzando i vantaggi della rivoluzione di internet e del crescente mercato globale". Come organizzate la promozione e la distribuzione? Che opinione avete riguardo all'inarrestabile smaterializzazione della musica, con l'oggetto disco che diventa ogni giorno meno importante e i files musicali che possono essere liberamente scambiati?
PC: Essendo un'etichetta piccola e indipendente, non abbiamo molte risorse finanziare per la promozione. Di certo cerchiamo di spedire quanti piu' CD possibile a critici e giornalisti di tutto il mondo, persone che sappiamo possono apprezzare quello che facciamo. Penso che la cosa abbia ottimi risultati, anche se spendiamo parecchio in spedizioni!
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, cosa vuoi, sono un po' all'antica e continuo a credere che ci sia spazio per la musica "materiale" e investiamo molto nel design dei dischi, proprio perche' ci crediamo. Se poi le cose cambiano, ci saremo per farle comunque accadere!
Alla Clean Feed comunque c'e' chi si occupa delle nuove tecnologie, cosi' per fortuna siamo sempre aggiornati!
AAJ: Ma cosa sta accadendo al jazz oggi - cose belle e cose brutte?
PC: Le cose buone che posso dire oggi come oggi sono principalmente la grande quantita' di ottimi musicisti dappertutto. Penso che la musica non sia mai stata cosi' viva in forme differenti. Il jazz riflette il mondo in cui viviamo, un vero crogiolo! Mi sembra anche che tutti stiano rendendosi conto del ruolo cruciale della musica.
Tra le cose negative citerei un po' ovunque la mancanza di spazi per suonare: per diverse ragioni sembra davvero difficile la sopravvivenza della musica dal vivo e i musicisti creativi hanno ancora piu' difficolta'.
Se i musicisti sono costretti a suonare quello che la gente vuole sentire, non mi sembra una grande prospettiva per questa forma d'arte.
I dischi sono una grande cosa, ma la verita' sta nel jazz dal vivo e questo deve avere migliori condizioni. Questa e' la grande sfida.
AAJ: Ci sono musicisti che ti piacerebbe produrre?
PC: A centinaia! Per la serie chitarristica ci piacerebbe davvero registrare nomi come Noel Ahchote', Marc Ribot, Joe Morris, mentre per l'etichetta in genere ameremmo molto avere Tony Malaby, Ellery Eskelin (con un progetto suo), Oliver Lake, Charlie Kohlhase, Peter Brotzmann, Guy Klucevsek, Dave Douglas...
AAJ: Cosa stai ascoltando in questo periodo, oltre ai Clean Feed ovviamente?
PC: Un sacco di roba scandinava dell'etichetta Moserobie (Fredrik Nordstrom, Torbjorn Zetterberg, Jonas Kuhlhammer, Per Zanussi, Mattias Stahl), ma anche Max Nagl, il disco in duo di Carlo Actis Dato e Baldo Martinez, Luc's Lantern di William Parker, Radiant Pools di Rob Brown, Symphony for Improvisers di Don Cherry e moltre altre cose tra cui le recenti ristampe degli Hawkwind!
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