Blastula: Lingue di fuoco

Mettete Joni Mitchell e Nina Simone, Cathy Berberian e Bjork, Patti Smith e Ida Cox—ossia voci straordinarie e icone femminili altrettanto straordinarie— nelle mani di Cristiano Calcagnile e nella voce di Monica Demuru, otterrete Lingue di fuoco, opera seconda del duo denominato Blastula.

Il disco è affascinante, mutevole, sorprendente, insolito, coraggioso, profondo e fa correre brividi lungo la schiena dalla prima all'ultima nota. La voce di Demuru, camaleontica e ammaliante, si insinua tra le maglie dei brani, si appropria del loro spirito, ne estrae essenze preziose. Il set percussivo di Calcagnile—impegnato anche al piano, all'organo e alla drumtableguitar—fa meraviglie creando paesaggi sonori che alcuni ospiti invitati per l'occasione arricchiscono di soluzioni inaspettate.

L'album è un fiume che scorre implacabile verso la libertà del mare, solitario nel suo incedere ma bisognoso di tutti i suoi affluenti per riuscire a portare a termine la propria missione. Ecco allora le atmosfere trasognate, sottilmente inquietanti di "L'edera," lo spirito austero, da canto gregoriano di "Loosin Yelav"- brano tratto dalle Folksongs di Luciano Berio -, la progressione glacial-apocalittica di "Oceania" e "Four Women" di Nina Simone, testo formidabile, rime secche e spoglie dalla potenza inaudita che la chitarra di Roberto Cecchetto amplifica ulteriormente.

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