Slowly Rolling Camera: Into the Shadow

Con Into the Shadow, il progetto denominato Slowly Rolling Camera mette ulteriormente a fuoco l'idea musicale che aveva piacevolmente sorpreso nell'omonimo album di debutto. Quegli undici brani spaziavano a trecentosessanta gradi nell'ambito di una musica d'atmosfera contaminata con il soul, l'elettronica, il jazz, il trip hop, l'ambient. In questo EP -quattro brani per un totale di poco più di venti minuti -l'attenzione si focalizza solo su alcune delle numerose fonti di ispirazione trovando probabilmente un'amalgama maggiormente coeso, efficace e convincente.

Basterebbe l'apertura con "Rivers End" a fare di questo mini album un gioellino di sofisticata ballabilità. Una intro nella quale i suoni sembrano provenire dallo spazio, scie nebulose che si espandono progressivamente fino all'ingresso della voce di Dionne Bennett prima in sordina, rispettosa dello spazio e del silenzio circostante, poi sempre più black, drammatica, incalzata dalla chitarra di Stuart McCallum (Cinematic Orchestra) per un finale in crescendo, quasi sinfonico che si spegne nel nulla cosmico. Grande brano.

Con la title track si prosegue sugli stessi livelli di intensa emotività con un bel gioco di contrasti timbrici, gli arrangiamenti vocali in evidenza su di un mobile fondale d'archi. "Anne" è un dialogo intimo tra la voce di Dionne e il Fender Rhodes di Dave Stapleton mentre la conclusiva "Riga" vira verso beat elettronici, metriche strampalate, enfasi e riverberi glamour pop.

Enjoy it!

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