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Il Fontanamix Ensemble a Bologna

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Musica Insieme Contemporanea
San Filippo Neri, Bologna, 30.03.2015

Estremamente interessanti le quattro opere prevalentemente recenti di tre compositori viventi, che il quinto appuntamento di Musica Insieme Contemporanea, dal titolo Psalms and Night Prayers, ci ha permesso di conoscere. Eseguite da strumenti solisti o dal quartetto d'archi del Fontanamix Ensemble, che ha confermato di essere una delle compagini più affiatate, rigorose e motivate nell'affrontare questo tipo di musica, le composizioni erano accomunate da un moderato ricorso all'elettronica o comunque da una sapiente, caratterizzante regia del suono.

In Psalms per violoncello ed elettronica, scritto nel 2008 dalla compositrice lituana Justé Janulyté, alla concentrata interpretazione di Marco Radaelli sono state sovrapposte in tempo reale altre versioni registrate in precedenza. Ne è risultata un'unitaria coralità, una trasparente stratificazione di suoni, che ha creato un impasto armonico lentamente cangiante, una sorta di armonia delle sfere, di pulviscolo cosmico, o, in una visione più concretamente terrena, di un inno al creato cantato da voci consonanti ed emotivamente coinvolte, ma distanti, relativamente consapevoli l'una dell'altra.

Non molto diversa, nel metodo e negli esiti, un'altra composizione della Janulyté: Sandglasses, la cui versione per quartetto d'archi e live electronics ha visto a Bologna la sua prima esecuzione assoluta. In questo caso però si è assistito a una progressione ipnotica, a un crescendo implacabile dal pianissimo a un fortissimo formicolante, variamente modulato dall'effetto stereofonico. Ognuno dei quattro strumentisti (Valentino Corvino e Anastasiya Petryshak ai violini, Corrado Carnevali alla viola, Marco Radaelli al violoncello) in realtà ha goduto di una propria autonomia dinamica e gestuale nell'interpretare la partitura, anche se l'amministrazione della componente elettronica e dell'amplificazione da parte di Antonello Raggi ha reso organico tutto l'insieme, animato da un flusso iridescente, con un esito avvolgente.
Il lavoro ha rappresentato un'ulteriore dimostrazione del notevole spessore e della finalizzazione della ricerca condotta da questa compositrice trentatreenne lituana, che ha però deciso di stabilirsi a Milano, dove ha studiato.

Assai diversa la funzione assegnata al quartetto d'archi in Night Prayers, che costituisce la quarta parte del ciclo "Life Without Christmas," scritto nel 1992 dal più famoso Giya Kancheli, di origine georgiana. I prevalenti contrasti dinamici hanno dato vita ad una veloce alternanza fra toniche e aspre esplosioni di suono e fasi di decantazione contemplativa, giocate sul pianissimo e su cadenze pigre e circospette.
Nella ricerca strutturale, negli impasti armonici, nell'interplay fra gli specifici ruoli dei quattro archi, perfino nel ricorso al pizzicato nella parte conclusiva, ci si è trovati di fronte ad un'impostazione quasi classica del quartetto. Solo nel finale, sul progressivo affievolirsi delle sonorità degli strumenti acustici, è inaspettatamente emersa la componente elettronica, in cui su cupe risonanze si è inserita una diafana e sospesa voce femminile.

Altre intenzioni ideali e musicali caratterizzano Dimdum! per flauto basso, composto nel 2010 dall'israeliano Yuval Avital (classe 1977) ed ispirato alle atmosfere, alle vibrazioni, alle emozioni che contraddistinguono il crepuscolo (in ebraico "dimdum" significa appunto crepuscolo). In un percorso movimentato si sono concatenate varie fasi in una sequenza di arditi accorgimenti tecnico-espressivi: intimi sussurri e momenti di esuberanza comunicativa, linee lunghe, evocative e armonici complessi, melodie arabescate e sussulti di energia scontrosa, meditative elucubrazioni e cadenze di matrice folk, giochi di chiavi e soffi stizzosi, alonati riverberi dell'amplificazione e sonorità asciutte...
Forse la trattazione del tema da parte del compositore non ha dato l'impressione di puntare su una mirata, essenziale sintesi, un po' troppo insistito e ripetitivo è apparso il susseguirsi di situazioni; ma ammirevole è risultata l'interpretazione di Lavinia Guillari, la cui motivazione, oltre alla tecnica virtuosistica e alla sensibilità interpretativa, ha saputo far rivivere la partitura in tutte le sue più recondite sfumature dinamiche e timbriche.

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