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I quartetti per archi di Šostakovič secondo il Quartetto Noûs

I quartetti per archi di Šostakovič secondo il Quartetto Noûs
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Bologna Modern
Bologna
San Filippo Neri
08.11.2018

Singolare puzzle di eventi quello del Bologna Modern—Festival per le Musiche Contemporanee. Concepito da Musica Insieme in collaborazione con il Teatro Comunale, la rassegna persegue il lodevole obiettivo di svecchiare l'offerta del capoluogo emiliano e di sollecitare un pubblico curioso, coagulando una serie di proposte attuali e trasversali, a cavallo fra diversi generi e mezzi espressivi, spesso con intenti didattici. Nei risultati la coraggiosa programmazione, distribuita in spazi e orari diversi, si rivela pluridirezionale e imprevedibile, tanto da poter sembrare un po' possibilista, ancora alla ricerca di una propria identità ben precisa.

Sta di fatto che questa terza edizione del festival, distribuita nell'arco di quasi due mesi (2 ottobre—22 novembre), ha attivato una rete di sinergiche collaborazioni: il Centro di Ricerca Musicale Angelica, il Conservatorio G.B. Martini, la Cineteca di Bologna... L'articolazione del cartellone comprende svariate iniziative, tra cui alcuni appuntamenti attorno all'immancabile anniversario del Sessantotto e il ciclo Duemiladiciotto, contenitore di concerti e messe in scena teatrali di stretta attualità. Particolarmente interessante il ciclo Musica Assoluta, in cui cinque complessi diversi, in altrettanti concerti all'Oratorio di San Filippo Neri, ripropongono in ordine cronologico i quindici quartetti per archi di Dmitrij Šostakovič.

I tre quartetti interpretati dal Quartetto Noûs, attivo dal 2011, appartengono tutti ai primi anni Sessanta. Si tratta di un periodo contrastato nella vita del compositore: ma nella sua esistenza ci furono mai periodi non tormentati, sereni e pacificati? Era già fallito il matrimonio con la seconda moglie quando nel 1960 Šostakovič dedicò alla memoria della prima moglie il Quartetto n. 7 in fa diesis minore op. 108. La composizione si presenta essenziale, quasi contratta, ma racchiude alcune delle componenti più tipiche della musica dell'autore: un brio danzante e vagamente luciferino caratterizza il primo movimento Allegretto; passaggi meditativi quasi ermetici emergono nel Lento; l'accensione turbinosa del conclusivo Allegro non esclude di sfociare in un tono decantato e nostalgico.

Allo stesso anno risale il Quartetto n. 8 in do minore op. 110, scritto in un breve lasso di tempo in Sassonia e consacrato "alle vittime del fascismo e della guerra." Rispetto al precedente la sua struttura si dipana ampia e movimentata, distesa nei cinque movimenti, ricca di citazioni da composizioni proprie e altrui.

Alla terza moglie Irina Stupinskaja, giovane e devota, è dedicato il Quartetto n.9 in mi bemolle maggiore op. 117, concepito nel 1964. Il primo dei cinque movimenti, Moderato con moto, si regge su metriche sincopate e sul pizzicato degli archi; nei successivi movimenti—Adagio, Allegretto, Adagio e Allegro—si alternano enigmaticamente intenti e andamenti giocosi e temi pensosi e mesti, dalle soluzioni sonore più sperimentali.

Quanto all'interpretazione del Quartetto Noûs, esso ha opportunamente messo in evidenza tutti i mobilissimi approcci e contenuti che si susseguono nelle composizioni affrontate, privilegiando comunque un rigore inflessibile, una certa austerità, ostentata per altro anche nella presenza scenica dei quattro esecutori: eretti, compassati e impeccabilmente in nero. Forse hanno stentato a emergere gli aspetti più leggiadri, ironici, giocosi della musica del compositore. D'altra parte non sarebbe facile, e soprattutto non sarebbe giusto, isolare dal contesto questi caratteri ed esaltarli in modo troppo spiccato ed esplicito, volgarizzandoli. Nella concezione compositiva di Šostakovič infatti essi sono strettamente connessi, intrecciati, interdipendenti con quelli malinconici, tragici, gravi, misteriosi... Quasi, nella visione unitaria e inscindibile dell'opera, gli uni contengono e anticipano gli altri.

Non solo legittima quindi, ma anzi lungimirante e onnicomprensiva, emotivamente partecipata, è risultata la lettura che di questi Quartetti ha dato la formazione. In definitiva la severa austerità della loro scelta è tanto più apprezzabile in un'epoca in cui, anche nell'ambito della musica colta, si spinge l'acceleratore sempre più verso un esibizionismo troppo compiaciuto e disinvolto, perfino un sensazionalismo sfrenato.

Foto di repertorio

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