Eric Mingus: Healin' Howl

Emerso con un lavoro in cui emergeva più la asciutta trasversalità che non il peso dei sentimenti - Too Many Bullets... Not Enough Soul - il musicista approda con questo Healin' Howl a un disco che è paradossalmente il più maturo della sua carriera e quello che più impietosamente ne confessa lo smarrimento espressivo. Accompagnato da una band solida, Mingus jr. scrive dodici canzoni che vanno dritte al cuore, declinate nel linguaggio di un rock-blues senza fronzoli e furberie.

Testi che parlano, come sempre nel blues, di delusioni personali, di rabbia, di ironico disincanto, di disperazione e di riscatto, della vita che scava dentro l'anima e che condanna a chiedersi i mille perché come topi in una gabbia: Eric Mingus affronta come sa questa sfida espressiva, portando nel suo cantato i semi della poesia urbana, abbandonandosi a vortici dolorosi [splendido quello di "Howlin'"], lasciando che sia la voce con le sue traiettorie a dettare i tempi narrativi, abbandonandosi in temi come "Your Heart Isn't In It" a una immediata cantabilità.

Ne viene fuori alla fine che Healin' Howl è un ottimo disco di rock blues, ma non in grado di spezzare la superficie, quasi che la condanna blues sia quella di cercare e cercare, dannati per sempre nell'impasto delle parole e della musica - tanto l'afflato elettrico e metropolitano ha ormai lo stesso peso della tradizione rurale - senza che quell'urlo che guarisce, così fortemente sottolineato, nella copertina, nelle canzoni, infranga la scura patina che ricopre l'anima. Continua a urlare, Eric, continua.

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