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Giovanni Falzone Contemporary Orchestra - Sempre Verdi - Requiem Around Requiem
ByTeatro Villoresi - Monza - 23.03.2013
22 Maggio 1873: muore Alessandro Manzoni.
22 Maggio 1874: prima esecuzione della Messa di Requiem di Giuseppe Verdi, dedicata al grande scrittore milanese.
22 Maggio 1974: nasce Giovanni Falzone
Come sappiamo, il Requiem di Verdi è composizione molto frequentata ed eseguita. Conoscendo l'indole ed il temperamento di Falzone, siamo portati a pensare che al trombettista non sarebbe dispiaciuto affrontare il repertorio verdiano da un'angolazione diversa, più marginale. La suggestione dovuta alla coincidenza di date, tuttavia, dev'essere stata forte, ineluttabile. "And the day he died it was a birthday, and I noticed it was mine," cantavano Crosby Stills & Nash. La Forza del Destino, per restare in ambito verdiano.
E dunque, sotto con il Requiem, affrontato naturalmente à la Falzone. Con un organico che unisce i suoi tre grandi amori - il rock, la musica colta ed il jazz - secondo uno schema che avevamo già visto in suoi lavori precedenti e che si sta sempre più delineando come segno distintivo del suo approccio al materiale musicale.
Della partitura verdiana, Falzone utilizza alcuni spunti tematici ("Requiem Aeternam," "Exaudi Orationem Meam," "Dies Irae," "Tuba Mirum" e "Sanctus"), sui quali ed intorno ai quali costruisce come di consueto degli Around. Rielaborazioni, variazioni, improvvisazioni, scritture ex-novo. Facendo ampio uso di pedali, orchestrazioni dalle sonorità contemporanee, forti contrasti.
Tutto il lavoro ruota intorno al nucleo rock dell'orchestra, le Mosche Elettriche Antonio Fusco, Michele Tacchi e Valerio Scrignoli. In particolare, la chitarra di quest'ultimo funge da vera e propria colonna portante emozionale. Il suo timbro, quasi acustico e straniante nei primi movimenti, con il passare del tempo si satura, si carica di elettricità ed acquisisce peso drammatico.
Straordinarie le voci, liriche nell'impostazione ma meravigliosamente jazzistiche, tra mille virgolette, nell'interpretazione. Davvero perfette. Quando si dice l'immenso serbatoio di talenti coreano!
E poi ci sono i fiati, con i loro innumerevoli colori, tra echi delle grandi orchestre jazzistiche europee (Eugenio Colombo, la ONJ, l'Italian Instabile), squarci sulla musica eurocolta del novecento, divagazioni verso un funk evocatore di inseguimenti automobilistici da telefilm anni '70 (il motivo tematico che si innesta sul "Dies Irae"). Perchè malgrado la solennità, la sacralità della partitura verdiana, che pure viene pienamente rispettata, Falzone non rinuncia mai al divertimento, al tiro. Finanche, ci si passi il termine improprio ma efficace, alla ballabilità.
Questo "Requiem Around Requiem" è un lavoro importante, significativo. A nostro avviso la realizzazione più convincente da parte di un artista che pure ha già dato ampie dimostrazioni delle proprie capacità. Naturalmente ci rendiamo conto che portare sul palco un organico di tredici elementi non è semplice. Né organizzativamente né, in questi tempi difficili, economicamente. Tuttavia sarebbe un peccato confinare questa musica ad una singola rappresentazione occasionale o, al più, ad un'eventuale incisione discografica. Chi ha orecchie per intendere ...
Foto di Giorgio Cottini.
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