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Gianluca Petrella Quartet
ByBisogna possedere una certa dose di incoscienza per salire sul palcoscenico in perfetta solitudine, se si eccettua la rassicurante compagnia del fido trombone, e invece che iniziare l’atteso concerto con il resto del gruppo, scendere le scale, posizionarsi a strettissimo contatto con il pubblico, iniziare a soffiare aliti di note e dar vita a oltre venti minuti di conversazione intima, fisica, tattile, a tratti carnale, con lo strumento.
Venti minuti in cui il trombonista e compositore barese Gianluca Petrella inchioda alle poltrone gli spettatori grazie a inventiva, fantasia, sensibilità, tecnica, divertimento e gusto teatrale da vendere. E’ iniziato cosi, in maniera inattesa ma entusiasmante il concerto del Gianluca Petrella Quartet (oltre al leader, Francesco Bearzatti al sax tenore e clarinetto, Paolino Dalla Porta al contrabbasso, Stefano Accardi alla batteria), gruppo che ha alzato il sipario sulla XI edizione del Manerbio Jazz Festival, manifestazione promossa dall’assessorato alla cultura, con la direzione artistica di Umberto Fanni.
Presentando in gran parte “Indigo4“, il fortunato album uscito per la Blue Note nel 2005, il quartetto ha dato una chiara dimostrazione di come si possa aggiornare la tradizione e la lezione dei maestri della musica afroamericana da una prospettiva assolutamente moderna. Combinando magistralmente suoni acustici ed elettronica, palesando una grande padronanza nel miscelare elementi stilistici eterogenei, esibendo un affiatamento invidiabile ed un verve interpretativa contagiosa, il quartetto libera un flusso sonoro a presa rapida, che coinvolge d’acchito i sensi dell’ascoltatore ma rivela altresì un profondo rispetto della forma e della struttura compositiva.
Così tra un blues sbilenco, velocissimi fraseggi in stile bop, illusori affreschi da paesaggio nordico squarciati dai sovracuti del trombone, e ritmi funky sui quali il tenore di Bearzatti va a nozze, il gruppo evidenzia quella che sembra la sua principale cifra stilistica. Una miscela unica di dolcezza e di euforia, di leggerezza compositiva e di aggressività timbrica, con una risoluzione grottescamente sinfonica della musica eseguita.
In un concerto senza attimi di tregua non possiamo non segnalare l’ellingtoniana “Mood Indigo“, nella quale il clarinetto di Bearzatti vola su tempi impossibili dando vita a momenti di assoluta visionarietà, oppure la contagiosa versione della ornettiana “Ramblin“ sostenuta dalla ritmica funky e infiammata da un gustoso call and response tra i fiati. Infine gran chiusura con una dolce melodia dai toni notturni, carezzevole buonanotte tra il melanconico e il surreale.
Oltre ai già menzionati Petrella e Bearzatti, impeccabile la prova di Paolino Dalla Porta sia nei momenti di libertà improvvisativa che in quelli più canonici di sostegno ritmico nei quali ha esibito una cavata potente, elastica e fantasiosa, mentre Fabio Accardi si conferma uno dei batteristi più interessanti dell’ultima generazione.
Foto di Danilo Codazzi [per ulteriori immagini tratte da questo concerto visita la galleria immagini]
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