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Fabrizio Bosso Quartet: Il sorpasso in jazz
Il legame tra jazz e arte visuale è il filo conduttore del Roma Jazz Festival 2012, rassegna - giunta alla 36^ edizione - che questa volta mette a reagire musica e immagini, in un interscambio interessante e coinvolgente di percorsi espressivi. Il quartetto capitanato da Fabrizio Bosso propone la rielaborazione della colonna sonora del film Il sorpasso, diretto da Dino Risi nel 1962 e ancora oggi considerato uno degli affreschi più significativi dell'Italia del benessere che si cullava nel miracolo economico di un decennio indimenticato. Tempi lontani anagraficamente, ma soprattutto dal punto di vista sociale, di una popolazione che ballava con le gambe ad angolo, ingenua e felice, e che oggi si ritrova nel grigiore di uno stallo culturale che non convince più nessuno, malgrado i ritocchi con Photoshop.
È comunque un gran piacere notare come il rosso delle poltroncine della Sala Sinopoli sparisca in fretta dietro a un pubblico numeroso, che segue con interesse lo sviluppo narrativo tra pellicola e musica. Il film viene riproposto nelle sue scene chiave: dalla Roma ferragostana e deserta nella quale Bruno Cortona (Vittorio Gassman) vaga con la sua spider in cerca di un tabaccaio aperto e di un telefono, che trova nell'incontro casuale con Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant), al viaggio senza meta intrapreso dai due, tra sorpassi azzardati e situazioni di vario genere che riflettono un'intera simbologia sociale, alla tragica fine dello schianto finale. Il quartetto si muove - per poco più di un'ora di concerto - tra le musiche originali di Riz Ortolani e motivi classici del periodo, come quelli di Edoardo Vianello e Peppino di Capri, in un andamento d'insieme coeso e molto ben calibrato. Bosso suona seduto per quasi tutto il concerto, come a voler lasciare le scena alle immagini che scorrono sul grande schermo alle sue spalle, e ben traduce con soli brucianti gli scatti alla guida e le manovre audaci di Cortona, mentre la tensione scenica è affidata al piano di Luca Mannutza, che a sua volta lascia al contrabbasso di Bulgarelli e al drumming perentorio di Tucci la descrizione dei passaggi più agitati, come la rissa nel night club.
Drammaticità e spensieratezza innescano un'atmosfera che cattura sia gli amanti de Il sorpasso, che hanno modo di osservarlo con una chiave di lettura inconsueta, sia quelli che sono stati catturati dalla qualità di un quartetto di levatura assoluta e che hanno dunque colto l'occasione per conoscere la pellicola di Risi. Molti dei presenti in sala si portano a casa la nostalgia di un tempo che non hanno vissuto; un modo come un altro per sognare una rinascita partendo da un'idea in bianco e nero, sinonimo di semplicità, coerenza e lealtà, parole sparite da un vocabolario sociale con troppe pagine strappate e sostituite in fretta da applicazioni senza senso compiuto.
Foto, di repertorio, di Andrea Rotili.
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